Allenamenti con sensori cerebrali per la finale: ecco i dettagli

La tecnologia oramai ha invaso tutti i campi compresi quelli da…gioco. Ecco come dei calciatori possono essere aiutati a preparare una partita

Domani sera alle ore 21 al Parco dei Principi di Parigi, Real Madrid e Liverpool si contenderanno la Champions League in una finale che si preannuncia spettacolare ed incerta. Klopp contro Ancelotti, Benzema contro Salah, Blancos contro Reds.

Carlo Anceloti e Jurgen Klopp – Ansa foto

Entrambe le squadre oramai sono totalmente concentrate sulla finale dopo aver concluso i rispettivi campionati: il Real con l’ennesimo titolo in bacheca, il Liverpool invece, con l’illusione di poter strappare la Premier al Manchester City all’ultima giornata sfumata a 10 minuti dalla fine dell’ultima partita. Ma domani sarà tutta un’altra storia e entrambe le squadre stanno rifinendo la preparazione già a Parigi.

La storia si ripete

Non è la prima volta che Real Madrid e Liverpool si affrontano in finale di Champions League, l’ultima volta nel 2018 a Kiev vide il trionfo dei Bianchi di Madrid, allenati da Zidane, su i Rossi anche allora guidati in panchina da Klopp. Fu Bale con una doppietta il mattatore della serata. Ma forse il ricordo più dolce e beneagurante per gli inglesi è quello della finale del 1981 quando, proprio dove si giocherà domani, al Parco dei Principi di Parigi, il Liverpool strappò la Coppa dalle grandi orecchie ai rivali con un diagonale di sinistro chirurgico del terzino Allan Kennedy a pochi minuti dalla fine.

 Metodo rivoluzionario

Una partita così sentita, che potrebbe portare ad ulteriore stress nell’attesa di scendere in campo, ha portato il Liverpool a decidere di sperimentare un rivoluzionario sistema di sensori cerebrali per aiutare la concentrazione dei calciatori. La nuova tecnologia è un servizio messo a disposizione dal neuroscienziato tedesco Niklas Hausler per l’azienda Neuro11 e consiste in un nuovo modo di allenare il cervello. In pratica un caschetto come quello dei ciclisti vede una serie di sensori collegati tra il cuoio capelluto e un ricevitore. Lo chiamano “lo stato dell’arte dell’allenamento della forza mentale di un atleta”, a metà tra corpo umano e una macchina robot. Per una partita così equilibrata e intensa potrebbe essere più utile, a questo punto della stagione, allenare più la mente che le gambe.

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