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Cronaca

Omicidio Brunilda Halla: “Il killer non la conosceva, l’ha scelta a caso”

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Marco Ercole

Le ricostruzioni del tremendo omicidio della 37enne albanese a Vittoria, nel ragusano. L’uomo che l’ha uccisa lo ha fatto perché voleva punire il paese, “colpevole” di averlo emarginato: soffriva di problemi psicologici e di depressione

Volevo vendicarsi di una comunità che a suo giudizio non gli aveva permesso di integrarsi. Così, per questo motivo, l’assassino era uscito dalla sua casa di Vittoria, nel ragusano, armato di coltello, pronto per uccidere chiunque gli si fosse presentato di fronte. Purtroppo per lei, il destino ha voluto che la prima persona a capitare a tiro dello squilibrato sia stata la 37enne Brunilda Halla, per tutti semplicemente Bruna, all’uscita dalla sua abitazione intorno alle 13.

Il momento del tremendo omicidio di Brunilda Halla a Vittoria, nel ragusano (Ansa)

La ragazza albanese, colf saltuaria e madre di una figlia 17enne e un figlio 14enne, è stata notata dal 28enne con gravi problemi psichici, che ha interrotto la marcia della sua camminata, è tornato indietro in sua direzione e l’ha colpita più volte alla schiena con il coltello, fino a ucciderla.

Le motivazioni

Brunilda Halla, uccisa da uno squilibrato a 37 anni (Ansa)

L’uomo è scappato, nascondendo l’arma del delitto e cambiandosi immediatamente la maglietta convinto che si fosse sporcata con il sangue, ma appena 4 ore dopo i Carabinieri sono riusciti a individuarlo e arrestarlo. E dopo qualche momento di resistenza, l’omicida ha ammesso le sue colpe, assumendosi le responsabilità di un assassinio senza movente, né tantomeno sapendo chi fosse la vittima, come spiegato dal procuratore di Ragusa Fabio D’Anna: “Si tratta di un uomo problematico. Ha ammesso l’omicidio, che dovrebbe essere casuale perché non abbiamo trovato contatti precedenti tra lui e la vittima“. Franco Vinciguerra, avvocato difensore dell’uomo, lo definisce un “adulto che per via del suo carattere introverso è stato a lungo bullizzato, anche nella scuola dove è diventato perito industriale“. Qualche anno fa aveva sofferto di depressione, si era sottoposto a delle cure con assunzione di psicofarmaci e ancora oggi era seguito da psichiatri privati e neurologi. Tutto questo non è stato sufficiente per evitare la tragedia.

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Marco Ercole