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Politica

Scontro tra la destra e il sindaco di Milano Sala: “Rifiuta l’Inno nazionale”

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Francesco Gnagni

L’accusa nei confronti del sindaco di Milano Beppe Sala dopo la richiesta avanzatagli in consiglio comunale di utilizzare l’Inno di Mameli al rientro dopo le ricorrenze nazionali. 

Beppe Sala (Ansa)

L’esponente democratico infatti non ha accolto la richiesta di mettere al centro la melodia che intona i valori di unità nazionale, così la destra passa al contrattacco. 

“Ha talmente paura di perdere le elezioni per mano della Meloni, che la sinistra è terrorizzata non appena sente parlare di Fratelli d’Italia”, scrive con tono aggressivo il quotidiano Libero. Secondo quanto riporta il giornale diretto da Alessandro Sallusti, infatti, la maggioranza di centrodestra che sta attualmente guidando Milano, con a capo il sindaco Sala, avrebbe inspiegabilmente respinto una mozione che dovrebbe invece mettere tutti d’accordo.

La risposta che ha fatto infuriare la destra milanese

In questa, il partito della Meloni chiedeva di fare risuonare in aula l’inno italiano, da cui prende spunto il nome dello stesso partito, nella prima seduta utile successiva a una ricorrenza nazionale.

Una provocazione che in realtà si configura come una risposta all’utilizzo di canzoni come quelle più rappresentative della sinistra, tra cui Bella Ciao, che spesso capita di sentirle comparire in sedute e occasioni pubbliche ma che non hanno però la stessa ufficialità di cui gode l’Inno di Mameli, al contrario molto più defilato nelle cronache dei media che compaiono sulle pagine dei giornali relative a ricorrenze nazionali, manifestazioni o eventi.

Ma che tuttavia dovrebbe unire tutti, davanti al motto musicale che rappresenta l’intera nazione. Ma non è stato così per la giunta milanese. Così ad attaccare, dalle colonne di Libero, è il deputato meloniano Marco Osnato. “La sinistra è pronta a sventolare qualsiasi tipo di bandiera e cantare qualsiasi tipo di canzone, anche quelle di “battaglie” ridicole”, attacca il politico. “Ma evidentemente non l’inno degli italiani”, chiosa.

Si tratterebbe, infatti, spiega il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale Riccardo Truppo, di 4 o 5 occasioni al massimo l’anno. Che però non sono state sufficienti per convincere la giunta di Beppe Sala, che evidentemente non si riconosce in questo tipo di “stile” patriottico.

Ma che tuttavia dovrebbe costituire, spiega il consigliere comunale, patrimonio di quei “valori della collettività” che purtroppo non hanno mai segnato la totalità del nostro Paese, sempre tragicamente segnato da lotte intestine e da spinte antitetiche di natura ideologica, che però proprio alla stessa collettività nazionale non fanno affatto bene.

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Francesco Gnagni