C’è una crepa nella triade sindacale? Cgil e Uil disertano l’invito della Cisl

Il congresso della Cisl è stato disertato sia da Cgil che da Uil, segno di una tensione iniziata con lo sciopero generale di dicembre. Nel mezzo, però, ci sono i lavoratori abbandonati, specialmente sul tema dei salari. 

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(Ansa)

Le tre principali sigle sindacali sembrano non vivere un momento di grande idillio. Alla seconda giornata del congresso confederale della Cisl, alla Fiera di Roma, non c’erano né Maurizio Landini né Pierpaolo Bombardieri, leader delle altre due sigle che compongono la triade.

“Impegni familiari”, è stata la giustificazione che il leader cislino Sbarra ha dato ai giornalisti che chiedevano un commento su queste due assenze, nel vano tentativo di gettare acqua sul fuoco, che invece divampa. 

L’invito era relativo non a un saluto dal palco, ma alla partecipazione a una tavola rotonda in cui parlare di Unione europea, insieme, tra gli altri, alla vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vincenzo Amendola.

La crisi dei rapporti tra le tre sigle sindacali

Le voci che circolano sui quotidiani e nelle retrovie parlano invece di malumori sempre più accesi da parte dei due segretari generali, che sta creando una vera e propria spaccatura che si allarga da mesi tra i sindacati, sempre più in difficoltà nell’intercettare le richieste e i bisogni dei propri associati.

Tutto parte dalla mancata adesione della Cisl allo sciopero generale dello scorso 16 dicembre. Così l’imbarazzo in sala ha intaccato anche il premier Draghi, che nel cercare di salvare il salvabile durante il suo intervento ha ringraziato anche le due sigle assenti per lo spirito di “leale e franca collaborazione con l’auspicio che possa rafforzarsi ulteriormente”. 

Uno dei temi che più mettono in difficoltà i sindacati, è la lettura che ne dà oggi il quotidiano La Verità, è quello del reddito di cittadinanza, che Draghi non ha avuto la forza di modificare, che ha drenato risorse economiche ingenti e che nel contempo non solo non ha prodotto posti di lavoro ma non ha nemmeno aiutato l’economia che produce, e i lavoratori nel complesso.

I sindacati, di fronte a tutto questo, non sono riusciti a proporre una proposta unitaria, concentrandosi invece su altri temi come le quote rosa o le pensioni. La stessa difficoltà che emerge dal Decreto Dignità e dal cortocircuito di lavoratori costretti a casa dopo 12 mesi di contratto a tempo determinato.

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