Una maestra di una terza elementare, ha imposto a tutti gli alunni di cantare al karaoke l’inno di Venditti. Furiose proteste dei genitori
Scandalo, indignazione e forti proteste per un episodio accaduto in una scuola elementare della capitale. Alcuni genitori si sono lamentati per il trattamento che i bambini hanno ricevuto da parte di una maestra. La ragione delle proteste è di tipo calcistico, ed ha scatenato la rabbia di molti genitori degli alunni.
Dopo la vittoria degli uomini di Mourinho in Conference League (il primo trofeo internazionale dei giallorossi dopo la Coppa delle Fiere) sulla sponda giallorossa del Tevere è scoppiata una gioia incredibile. La felicità per il successo, si è mischiata alla soddisfazione di aver riaperto la bacheca di Trigoria dopo ben quattordici di anni di assenza ed ha portato i tifosi a scatenare il proprio entusiasmo. Oltre 100.000 persone hanno accompagnato la squadra che ha girato per il centro della città su un pullman scoperto, mentre si stanno organizzando altre manifestazioni nei prossimi giorni, per celebrare la vittoria in finale sul Feyenoord.
Ma l’eccessivo entusiasmo rischia di far giocare brutti scherzi e di far commettere gesti che possano portare a ripercussioni e proteste. Una maestra di una scuola elementare della capitale, la Caterina Usai, evidentemente al culmine dell’orgasmo post vittoria, ha costretto l’intera classe (una terza elementare) a cantare l’inno della Roma, organizzando un karaoke all’interno della sua aula. Incurante del fatto che la classe non fosse composta esclusivamente da bambini che simpatizzassero per Abraham e compagni e non immaginando nemmeno che qualcuno potesse protestare per una costrizione del genere, ha montato l’apparecchiatura, fatto partire la canzone, e alzato il volume al massimo.
Gli alunni, tifosi giallorossi, hanno accolto con entusiasmo questa scelta. Qualche bimbo, tifoso della Lazio, ha protestato, arrivando fino alle lacrime. Ma le richieste di evitare di trasformare una classe di una scuola in una Curva Sud, sono cadute nel vuoto. Lo spettacolo è andato avanti. I genitori degli alunni, una volta venuti a conoscenza dell’episodio, hanno protestato vivacemente, lamentandosi con i dirigenti scolastici. “Lo scherzo si può anche accettare. Se la maestra/tifosa col suo telefonino avesse fatto sentire la canzone, ci avremmo sorriso su – dichiara ai nostri microfoni un genitore di un ragazzo presente in aula – ma quì è successa una cosa di una gravità incredibile. La maestra è venuta munita dell’apparecchio, ha allargato le parole della canzone a carattere cubitale ed ha imposta a tutti di cantare, facendo pesare il proprio ruolo. Una cosa gravissima”.