Piazze e manifesti negati, in Italia c’è la censura? L’attacco di Borgonovo

In Italia si sta vivendo una censura crescente nei confronti del dissenso? Il dubbio viene posto nel momento in cui crescono manifestazioni negate e manifesti rimossi, ma riguarda anche la norma che concede all’Agcom la libertà di vigilare sull’informazione relativa al conflitto ucraino. 

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(Ansa)

Da tempo la questione è sul tavolo, in modo particolare nel periodo della pandemia, in cui sono state sempre più forti le critiche arrivate nei confronti di chi la pensava in maniera diversa dal governo e da parte dei principali media nazionali, che da ruolo di Watchdog nei confronti del potere sono sembrati sempre più passare dalla parte dei guardiani a difesa dello stesso potere.

Da voci critiche, quale sarebbe fin dall’origine il compito del giornalismo, si è infatti passato a voci di critiche a coloro che criticano, quasi di repressione del dissenso. Tuttavia, il refrain contro chi porta questo genere di argomentazione, contro il “pensiero unico” e il politicamente corretto, riporta alla solita affermazione secondo cui le televisioni e i media sarebbero pieni di coloro che la pensano diversamente. Soltanto che sono additati proprio come tali: come coloro che la pensano diversamente da come “andrebbe pensata” e i conduttori dei vari talk stanno continuamente a sottolinearlo.

L’attacco a partire da alcune scelte del governo

“Partendo dall’assunto che”, è il motivo che introduce ogni discussione, che sia sulla bontà delle vaccinazioni, sull’invio o meno delle armi in Ucraina, sul sostegno alle politiche dell’Unione europea e alle battaglie su vita e famiglia, dall’educazione gender nelle scuole alla libertà di aborto o eutanasia. Una frase che mette subito in chiaro chi sta dalla parte dei “giusti” e chi no, e solo a quel punto si può cominciare al discussione.

Una realtà ben presente a Francesco Borgonovo, giornalista de La Verità spesso ospite nei vari talk show televisivi e che critica con veemenza questo stato di cose dalle colonne del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro. “L’argomento, a ben vedere, è ormai trito. Ma non è mai stato affrontato con la giusta profondità. È divenuto, come quasi ogni discussione di questi tempi, un’attrazione baracconesca per i talk show“, spiega Borgonovo.

Intanto che accade tutto questo, però, è il nodo del commento di Borgonovo, “gli spazi di libertà si stanno riducendo”, e “senza che i più se ne accorgano”. Non in televisione, ma nelle strade e nelle piazze, da parte di élite convinte che “la limitazione delle libertà sia necessaria”. A supporto di questa tesi, il giornalista cita le parole del politico australiano Julie Grant a Davos in cui ha affermato che “dovremmo ricalibrare un’ampia libertà di diritti umani, tra cui quello alla libertà di parola”.

Ma anche la negazione di Piazza Montecitorio ai sindacati per lo sciopero sulla scuola di lunedì, oppure per la rimozione puntuale dei manifesti affissi per la città dall’Associazione Pro Vita, in quanto giudicati “offensivi”. Ma si tratta di battaglie che l’associazione pro-life porta avanti come loro mission fondamentale, e come potrebbe quindi una battaglia sociale, culturale e politica essere offensiva?

Una realtà di insomma di piazze negate, cartelloni rimossi o opinioni considerate illegittime che secondo Borgonovo sarebbero diventate ormai, da un paio di anni, non l’eccezione ma la norma. Che avrebbe avuto ora il suo apice con la norme secondo cui all’Agcom è concesso “il compito di vigilare” sul divieto di diffondere contenuti informativi provenienti da alcuni canali filo-russi. Una scelte che per Borgonovo rappresenta “una censura a norma di legge”.

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