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Cronaca

Perché molti fumatori non sviluppano il cancro ai polmoni: gli scienziati svelano il motivo

Published by
Carlo Roscito

Sono circa 90 al giorno i decessi per questa malattia. Un dato preoccupante che riguarda il primo “big killer” in Italia.

Sono 33mila i decessi provocati all’anno, il fattore maggiore che comporta la malattia oncologica è il vizio del fumo, inserito per questo motivo dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nella lista delle sostante cancerogene. Non tutti i fumatori, però, si ammalano di cancro, neanche se aspirano un pacchetto al giorno.

Gli alcuni scienziati hanno notato che alcuni fumatori incalliti possiedono una sorta di scudo genetico (Pixabay)

La scienza potrebbe aver trovato il motivo per cui alcune persone rischiano meno il tumore rispetto ad altre. Quale? Una sorta di scudo genetico, ovvero un meccanismo che protegge le cellule polmonari dalle mutazioni al DNA. La ricerca è stata portata avanti da un team di scienziati dell’Albert Einstein College of Medicine di New York in collaborazione con l’Institute on the Biology of Aging and Metabolism dell’Università del Minnesota, dell’Università Shanghai Jiao Tong, del Dipartimento di Biologia del Touro Collegee di altri centri. Il professor Jan Vijg ha coordinato gli scienziati che hanno sequenziato l’intero genoma delle cellule basali bronchiali prossimali di 33 pazienti. Hanno partecipato 14 non fumatori e 19 fumatori (tra i 44 e gli 81 anni), suddivisi in fumatori occasionali, moderati e forti, fino a un massimo di 116 pacchetti anno (un pacchetto anno equivale a 1 pacchetto di sigarette al giorno per un anno).

Ci sono anche altri fattori che influiscono

La scienza trova il motivo per cui alcune persone rischiano meno il tumore rispetto ad altre (Pixabay)

Incrociando i dati genomici ottenuti si nota che le mutazioni si accumulano normalmente nelle cellule dei non fumatori con il passare degli anni, mentre l’effetto cancerogeno del fumo porta a mutazioni maggiori in quelle dei fumatori. Le mutazioni aumentano insieme all’aumentare degli anni, ma alcuni fumatori dopo 23 anni di esposizione riescono a interrompere questa crescita. “Non sempre i più accaniti avevano il carico di mutazione più elevato”, ha spiegato il dottor Spivack. “Questi individui, nonostante il grave vizio, hanno dimostrato di avere sistemi molto competenti nel riparare i danni al DNA o disintossicare il fumo di sigaretta”. Insomma, una specie di scudo generico che riduce il rischio di cancro. Ora gli scienziati cercano di capire quale sia la capacità di una persona nel riparare i danni e comprendere meglio chi è più esposto al rischio di cancro ai polmoni. Va ricordato, inoltre, che il fumo è soltanto uno dei molteplici fattori in gioco. Tra i fattori che influiscono ci sono lo stile di vita, l’uso di alcol, la sedentarietà e altro ancora. I dettagli della ricerca sono su Nature Genetics, autorevole rivista scientifica.

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Carlo Roscito