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Ariedo Braida a Notizie.com: “Ancelotti tecnico-contadino, altro che i giovani…”

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Carlo Roscito

E sono quattro. Sì, quattro. Come lui nessuno mai. Serenità massima, Carletto, come la gloria che illumina la sua straordinaria carriera, partita dalle campagne dell’Emilia Romagna.

Ce l’ha fatta ancora, Carlo Ancelotti, tornato alla guida del Real Madrid, riportato subito sul tetto d’Europa. Ariedo Braida, ex direttore sportivo di Milan e Barcellona, ora consigliere strategico della Cremonese (appena promossa in Serie A), conosce l’allenatore dei Blancos meglio di chiunque altro.

Ariedo Braida ha commentato in esclusiva a Notizie.com l’ennesima impresa di Carlo Ancelotti (Ansa Foto)

I due, prima di collaborare in rossonero dal 2001 al 2009, erano stati compagni di squadra nel Parma dal 1977 al 1979. Ecco perché Braida, intervistato in esclusiva da Notizie.com, spiega di non essere minimamente sorpreso dall’ennesimo trofeo conquistato dal tecnico.

Signor Braida, se l’aspettava un’altra Champions nella bacheca di Ancelotti? 

“Sapete per chi è una sorpresa? Per chi non lo conosce! Il discorso non vale per me che lo conosco da una vita. Carlo ha mostrato che il calcio è bellissimo, anche se hai quella dose giusta di fortuna. Ma lui, fidatevi, è unico”.

La sua dote principale? 

“La saggezza. Ti responsabilizza, non ti dice mai di no, però sa prendere decisioni importanti al momento giusto. Ti mostra che non sbaglia un colpo”.

Quando eravate compagni avresti mai pensato a un futuro del genere? 

“Ci ho giocato insieme, lui era un po’ più giovane di me. Ora non lo siamo più entrambi. Tutti dicono che devono giocare i giovani, i giovani, i giovani… Ma che significa? Non è una questione di età! Uno di 16 anni, se è bravo, deve giocare. Così come quello di 17 e quello meno giovane. Servono merito e bravura, non la carta d’identità. L’età non c’entra, è un dato anagrafico e basta”.

Carlo Ancelotti ha vinto contro il Liverpool la sua quarta Champions League della carriera (Ansa Foto)

Quella di Ancelotti è la vittoria della vecchia guardia?

“Carlo è un grande veramente. Ha saggezza e intelligenza, ti responsabilizza durante la stagione. Non ti dice mai ‘tu non puoi fare questo’. Anzi, lui ti fa fare tutto, ma sei responsabile delle tue azioni”.

La sua tranquillità in panchina è disarmante…

“Sa essere sereno, non lo vedi mai arrabbiato o accigliato. Carlo è una figura rassicurante!”.

Veramente è così sereno o dentro ha il fuoco e lo nasconde bene in partita?

“Questo bisogna chiederlo a lui, è la sua forza, la sua bravura. Gli altri si alzano, urlano, si agitano. Carlo vive il calcio con la serenità che deriva dalle sue origini contadine. È nato in mezzo ai campi, sono stato a casa sua, era bellissimo, ho conosciuto anche i genitori. Una cosa meravigliosa. Anche io sono nato in campagna nella parte bassa del Friuli, un po’ mi è sembrato di essere a casa mia”.

Insomma si porta dietro l’umiltà contadina? 

“Esatto, l’umiltà e la serenità. Questo è un tipo di mondo un pochino dimenticato e che io invece sogno ancora. Tutte le persone che vengono da queste realtà sono umili, è un’indicazione della storia che hai vissuto e non puoi mai dimenticare”.

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