L’Italia ha truccato i dati sanitari sulla pandemia? Il rapporto getta un’ombra

Negli ultimi sondaggi Eurispes emerge un giudizio particolarmente negativo dell’opinione pubblica italiana contro il governo su come abbia affrontato la gestione dell’emergenza pandemica. 

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(Ansa)

Nonostante infatti l’idea diffusa nei primi mesi della consapevolezza di essere piombati dentro una delle emergenze più terribile dell’ultimo secolo, quella cioè in cui si provava a dire che l’Italia stava affrontando la pandemia meglio di tutti gli altri Paesi, la realtà che emerge dai sondaggi relativi all’opinione degli italiani sembra dimostrare ben altro. 

L’insoddisfazione degli italiani per le restrizioni volte a fronteggiare la crisi sanitaria, e per l’operato del governo italiano in merito, sono certamente ben note. Gran parte della popolazione ha infatti vissuto questi due anni con un forte risentimento nei confronti di decisioni calate dall’alto e spesso caotiche, contradditorie, improvvise e repentine, talvolta apparentemente prive di logica e soprattutto incapaci di portare risultati visibili, con lockdown e restrizioni che si sono susseguite in continuazione e bollettini medici negativamente stabili e costanti su ogni telegiornale o sito.

Il rapporto Eurispes e l’attacco del quotidiano La Verità

Ma se fino ad ora questa descrizione poteva sembrare frutto di un’opinione di pare, il trentaquattresimo rapporto Eurispes, spiega il quotidiano La Verità, sembra mettere tutto questo nero su bianco, dandogli una certificazione scientifica. Il 55,8% degli italiani infatti, secondo il sondaggio, non ha per nulla approvato la strategia utilizzata dalle istituzioni italiane contro il Covid, un numero maggiore del 44,1% che si dicono al contrario soddisfatti.

Ancora più risentimento si ha invece nei confronti dell’informazione, visto che il 68,5% della popolazione non ha in alcun modo apprezzato il modo in cui i giornali hanno riportato l’emergenza sanitaria. Lo stesso giudizio negativo, però, non arriva soltanto dalla popolazione italiana ma anche dalle istituzioni stesse, italiane e pure internazionali.

Come spiega il vicedirettore della testata giornalista, Francesco Borgonovo, l’autovalutazione offerta dal governo italiano nei primi mesi della pandemia, sullo stato del nostro sistema sanitario, risulta incredibilmente diversa da quella che era stata inviata solamente sei mesi prima, come ha fatto notare Pier Paolo Lunelli, consulente dell’associazione dei familiari delle vittime del Covid di Bergamo.

Tanto da passare dal 95% al 20%, peraltro entrambe le auto-valutazioni si basavano sullo stesso identico documento sanitario redatto nel 2005, all’interno del quale vi erano indicati tutti i presupposti necessari al combattimento di una eventuale pandemia. Come dire, a parità di condizioni, valutazioni praticamente opposte, che fanno pensare all’invio di dati straordinariamente gonfiati da parte del governo italiano. O per meglio dire, falsi.

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