L’annuncio di ieri da parte del club biancoceleste riguardo il prolungamento del contratto dell’allenatore ha aperto il dibattito nel mondo laziale. Ecco cosa ne pensano due importanti comunicatori dell’ambiente romano, i giornalisti Furio Focolari e Luigi Salomone, che ne hanno parlato in esclusiva a notizie.com
Dopo l’ufficialità del rinnovo di Maurizio Sarri con la Lazio fino a giugno 2025, c’è prevalentemente un sentimento di soddisfazione nel mondo biancoceleste. Anche i comunicatori che erano generalmente più ostili verso l’allenatore hanno accettato positivamente il prolungamento del contratto del tecnico. Qualche dubbio però persiste, come confermato dall’intervista doppia realizzata da Enrico Camelio per Notizie.com con i giornalisti Luigi Salomone e Furio Focolari.
Si parte dalla domanda più scontata, ossia se il rinnovo di Sarri sia la scelta giusta per la Lazio:
Focolari: “Sì, scelta giusta. Io non sono un grande ammiratore di Sarri, però è un po’ la risposta della Lazio al Mourinho della Roma. Con Sarri il tifoso laziale ha una certa tranquillità che vengano fatte delle cose. Sarri non avrebbe accettato al buio un contratto senza qualche rassicurazione sul mercato. Mentre un allenatore qualunque con Lotito ‘non tocca palla’, con Sarri si devono confrontare e quindi è possibile che si riesca ad avere una buona compagna acquisti. Il primo Sarri della Lazio non mi piaceva proprio, ma quello che ha iniziato a far giocare i giocatori più bravi, come Lazzari, Luis Alberto e Leiva, è stato un Sarri anche convincente“.
Salomone: “Se la Lazio deve puntare su una squadra relativamente giovane, con un allenatore che sappia dare un gioco e che quindi sappia insegnare calcio e far crescere i giovani, secondo me Sarri è la scelta migliore che si può fare in questo momento. Anche perché ha un anno in più di esperienza, ha cominciato a conoscere l’ambiente romano, pure a livello psicologico il tifoso laziale, che è abbastanza particolare, sia in senso positivo che a volte in senso negativo. Quindi bene ha fatto la Lazio a rinnovare il contratto e bene ha fatto Sarri ad accettare. Mi auguro sia stata trovata la quadra tra tutti i personaggi all’interno della Lazio“.
La domanda successiva è sul perché sia stato così importante rinnovare adesso il contratto a Sarri, sebbene il precedente fosse in scadenza a giugno 2023:
F: “Come ho detto prima è la risposta della Lazio alla Roma. La Roma ha una tranquillità straordinaria con Mourinho e la Lazio e Lotito volevano far vedere che anche la Lazio va in una direzione giusta, con un allenatore che comunque ha vinto a livello internazionale. Ha vinto l’Europa League con il Chelsea e lo Scudetto con la Juventus“.
S: “Perché la Lazio ha la certezza di avere un grande allenatore, ma che ha dei gusti sui giocatori abbastanza particolari, che molto spesso non coincidono con quelli del direttore sportivo. Allora la paura della Lazio era che stesse trasformando una squadra che si era costruita nel corso degli anni con un certo modulo e un certo tipo di gioco con un altro tecnico, facendo dei sacrifici a volte anche dolorosi su alcuni giocatori che sono andati via, per poi trovarsi abbandonata strada facendo. C’era la paura di trovarsi nelle condizioni di non avere più Sarri e restare con una rosa molto particolare e costruita per giocare sulle sue idee. Si è voluto questo rinnovo triennale per lavorare tutti più sereni. Non ci sono clausole o scappatoie, né da una parte, né dall’altra. Tutto fa pensare che si sia trovato un accordo anche sui giocatori da prendere“.
A seguire l’argomento passa sui rapporti apparsi complicati tra Maurizio Sarri e il direttore sportivo Igli Tare:
F: “Penso che il rinnovo sia passato anche attraverso queste discussioni, perché non c’è dubbio che i rapporti tra i due non siano idilliaci. Non è semplice andare d’accordo con Tare sulla Lazio. Lui è una persona normalissima e per bene, però è uno che sta alla Lazio da talmente tanti anni e ha talmente in mano la situazione che si sente padrone di tutto. Con due galli nel pollaio non si fa mai giorno. Non è facile e credo che sia un problema che rimarrà anche nel tempo“.
S: “Non credo che non siano buoni i rapporti. La percezione è di due persone che si parlano di continuo. Per me è un discorso molto tattico, sulla scelta dei giocatori. Mentre Sarri ne chiede adatti al suo modulo e chiede soprattutto dei giocatori anche più in là con l’età, perché vuole fare risultati subito, Tare rappresenta la parte della società, a cui conviene prendere un giocatore giovane che poi puoi rivendere tra due-tre anni. La colpa non è né di Sarri, né di Tare. La colpa eventualmente è del presidente della Lazio Lotito, che se messo di fronte a una scelta ha preferito tenere entrambi: quindi ora deve fare un’opera di mediazione e trovare un accordo generale che immagino sia stato trovato. È evidente poi che su Kamenovic o Cabral ci siano state differente opinioni, ma non deve passare il messaggio che ci si trovi di fronte a un bene e un male: sono semplicemente due modi diversi di fare calcio“.
La situazione pesante si è percepita in particolare a gennaio, quando il tecnico sembrava sul punto di rassegnare le dimissioni:
F: “Bisogna sempre andare con i piedi di piombo. Ci sono stati momenti di alta tensione, perché quello che è successo a gennaio è stato brutto, in quanto Sarri chiedeva dei rinforzi. Tutti dicono che Sarri non fa nomi, ma non è vero. Ha fatto nomi ed è arrivata tutt’altra roba. Kamenovic lo aveva bocciato nel ritiro estivo e se l’è ritrovato in rosa, Cabral ha dichiarato pubblicamente di non sapere nemmeno chi sia. Quindi c’è stata tensione forte. Rimangono delle divergenze tecniche e stridule, perché hanno una visione del calcio diversa. Certi giocatori che piacciono a Tare non piacciono a Sarri“.
S: “Secondo me Lazio-Verona ha cambiato tutto. Con quella serata con quasi 60mila persone allo stadio c’è stata una dimostrazione di affetto e di amore da parte dei tifosi. Secondo me quello ha avuto un peso nel far ragionare sul fatto che la Lazio abbia delle potenzialità anche sotto quel punto di vista, con più gente che potrebbe andare a vedere le partite, una piazza che sogna bel calcio e vorrebbe grandi risultati. Non so Sarri quali altre richieste avesse, ma la Lazio è una buona piazza, dove magari si può anche lavorare bene, soprattutto se si trova un accordo generale. Anche in una stagione di transizione come quello appena concluso è arrivata quinta“.
L’ultima domanda riguarda il mercato alle porte e in particolare l’eventualità di cessione di Milinkovic, con il quale potrebbe essere utilizzata la strategia “cragnottiana” di vendere un campione per ricostruire la squadra:
F: “Se tu mi porti dei motivi economici che non può essere fatto altro che così io rinuncio a qualsiasi cosa. Ma devo vendere Milinkovic per prenderne altri due? Per averne uno come lui, la Lazio deve prenderne altri 10. La storia ci dice che Lotito non ha mai reinvestito tutto quello che ha avuto. Quindi se vendi Milinkovic a 60 milioni e ne reinvesti 20, ti sei indebolito fortemente, perché con 20 milioni non lo prendi da nessuna parte un altro Milinkovic“.
S: “Credo che le incomprensioni di cui parlavamo prima siano anche su questo. Come se si stessero facendo due mercati: uno di questi prevede la conferma di Milinkovic, sul quale si è espresso anche Sarri. Dipenderà molto da quello che deciderà lui, perché alla fine decide sempre il giocatore. Tendenzialmente sono d’accordo con la strategia cragnottiana di vendere e comprare bene. Ma su Milinkovic, se c’è anche una sola possibilità di trovare un’alternativa, pure a costo di avere delle seconde scelte in altre zone del campo, preferisco il piano con Sergej confermato e qualche acquisto di meno, piuttosto di una rivoluzione totale. Anche perché mi sembrerebbe molto più complicato per la Lazio attuale chiudere poi 7-8 operazioni in entrata. Mi sembra più facile provare a parlare con Milinkovic ed eventualmente cercare di aumentargli l’ingaggio. Comunque in questi dieci anni c’è solo una certezza: quando la Lazio doveva sostituire dei giocatori importanti che andavano via, è sempre riuscita a trovare il degno sostituto: Leiva per Biglia, Acerbi per De Vrij, Correa per Candreva, ecc. La Lazio sbaglia l’acquisto di contorno, quello che dovrebbe permettere il salto di qualità della panchina. Ma il titolare raramente lo ha fallito. Sono convinto che la squadra la farà anche quest’anno e sarà una buona squadra. Molto dipenderà anche dal portiere, un ruolo fondamentale“.