Le parole di Papa Francesco in occasione della Pentecoste rivolte con lo sguardo alla missionarietà da lui richiesta all’intera Chiesa, ad esempio in occasione dell’entrata in vigore della Riforma della Curia romana.
Guardando all’Ucraina, e a un popolo e a una situazione in cui “si scontrano e si uccidono anziché allontanarsi dalla guerra”, ma al contrario si va “aumentando l’escalation”, Papa Francesco, guidando la recita del Regina Caeli nella Domenica di Pentecoste, ha lanciato un nuovo appello ai responsabili del conflitto: “Non portate l’umanità alla rovina”, ma “si mettano in atto veri negoziati e concrete trattative per il cessare il fuoco”. “Si ascolti il grido disperato della gente umana”, ha chiesto il Papa, invitando i fedeli alla preghiera. “Continuiamo a pregare e a impegnarsi per la pace senza stancarsi.
“Cosa può dire il Vangelo nell’epoca di internet e della globalizzazione? Come può incidere la sua parola? Lo Spirito Santo è specialista nel colmare le distanze, ci insegna a superarle. È Lui che collega l’insegnamento di Gesù con ogni tempo e ogni persona. Con Lui le parole di Cristo diventano vive, oggi! Sì, lo Spirito le rende vive per noi: attraverso la Sacra Scrittura ci parla e ci orienta nel presente”, è quanto invece ha spiegato prima della recita della preghiera mariana.
Il Pontefice ha infatti affermato che “lo Spirito, quando insegna, attualizza: mantiene la fede sempre giovane. Noi rischiamo di fare della fede una cosa da museo, Lui invece la mette al passo coi tempi. Perché lo Spirito Santo non si lega a epoche o mode che passano, ma porta nell’oggi l’attualità di Gesù, risorto e vivo”. “Lo Spirito insegna e ricorda quanto Cristo ha detto”, ha spiegato il Papa, invitando a riflettere su queste due azioni, insegnare e ricordare, “perché è così che Egli fa entrare nei nostri cuori il Vangelo di Gesù”
Durante la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, in mattinata Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha pronunciato una lunga e intensa omelia sul tema dello Spirito Santo in cui, tra le altre cose, ha avuto modo di toccare diversi punti e argomenti riguardanti l’attualità della vita della Chiesa.
“Lo spirito mondano preme perché ci concentriamo solo sui nostri problemi e interessi, sul bisogno di apparire rilevanti, sulla difesa strenua delle nostre appartenenze nazionali e di gruppo. Lo Spirito Santo no: invita a dimenticarsi di sé stessi e ad aprirsi a tutti. E così ringiovanisce la Chiesa. Stiamo attenti: Lui la ringiovanisce, non noi. Perché la Chiesa non si programma e i progetti di ammodernamento non bastano”, ha affermato Francesco, dove molti vi hanno letto uno sguardo rivolto anche alla riforma della Curia romana che sta prendendo piene in maniera definitiva proprio in questi giorni.
“Lo Spirito ci libera dall’ossessione delle urgenze e ci invita a camminare su vie antiche e sempre nuove, quelle della testimonianza, della povertà, della missione, per liberarci da noi stessi e inviarci al mondo”, ha concluso Francesco, ponendo anche l’attenzione su di “una cosa curiosa”. Sul fatto cioè che “lo Spirito Santo è l’autore della divisione, del chiasso, della disordine, di lingue e atteggiamenti, un chiasso. Ma allo stesso modo è l’autore dell’armonia, divide con la varietà di carismi ma unisce con l’armonia, e questa è la ricchezza della Chiesa”.
Il punto, ha spiegato Francesco, risiede nel fatto che “lo Spirito Santo è concreto, non idealista: ci vuole concentrati sul qui e ora, perché il posto dove stiamo e il tempo che viviamo sono i luoghi della grazia. Lo spirito del male, invece, vuole distoglierci dal qui e dall’ora, portarci con la testa altrove: spesso ci àncora al passato: ai rimpianti, alle nostalgie, a quello che la vita non ci ha dato. Oppure ci proietta nel futuro, alimentando timori, paure, illusioni, false speranze. Lo Spirito Santo no, ci porta ad amare qui e ora: non un mondo ideale, una Chiesa ideale, ma quello che c’è, alla luce del sole, nella trasparenza, nella semplicità“.
Tutto ciò da quindi risalto con le realtà problematiche che talvolta anche la Chiesa vive. “Quanta differenza con il maligno, che fomenta le cose dette alle spalle, i pettegolezzi, le chiacchiere”, ha esclamato in conclusione il Pontefice, ricordato a tutti i presenti e i fedeli che “lo Spirito ci vuole insieme, ci fonda come Chiesa e oggi insegna alla Chiesa come camminare. I discepoli erano rintanati nel cenacolo, poi lo Spirito scende e li fa uscire. Senza Spirito stavano tra di loro, con lo Spirito si aprono a tutti”. La prospettiav è perciò quella della Chiesa missionaria, in uscita, verso l’annuncio del Vangelo a tutto il mondo, nella direzione che Francesco sta cercando di indicare alla comunità di fedeli e allo stesso modo anche alle istituzioni vaticane.
“In ogni epoca, lo Spirito ribalta i nostri schemi e ci apre alla sua novità; sempre insegna alla Chiesa la necessità vitale di uscire, il bisogno fisiologico di annunciare, di non restare chiusa in sé stessa: di non essere un gregge che rafforza il recinto, ma un pascolo aperto perché tutti possano nutrirsi della bellezza di Dio; di essere una casa accogliente senza mura divisorie”.