Non c’è solamente Roman Abramovich nella lista degli oligarchi russi puniti dall’Unione Europea in merito ai loro rapporti con Vladimir Putin: ecco la lista completa e quello che non sapevate
Non c’è solamente Roman Abramovich, ex proprietario del Chelsea, nella lista degli uomini d’affari che hanno fatto ricorso per quanto riguarda i blocco dei loro beni imposto da Bruxelles nei mesi scorsi. A quanto pare ce ne sono almeno una ventina, questo è quello che fa sapere il Tribunale dell’Unione Europea.
Tra questi spunta anche il nome di Mikahil Fridman, oligarca russo nato in Ucraina che ha un patrimonio importante di oltre 12 milioni di dollari. Proprio quest’ultimo (si vocifera) sia molto vicino al presidente Vladimir Putin, anche se ha dato sempre il suo parere negativo su questo conflitto. Anche Peter Aven è nella lista. L’Unione Europea ha sanzionato più di 1100 persone per un totale di 29,5 miliardi di euro.
Anche se non si tratta affatto del primo ricorso presentato. Basta tornare un bel po’ di anni indietro con il caso di Mubarak e quello di Viktor Yanukovich. Insieme a quest’ultimo altri sei politici e uomini d’affari ucraini filorussi dove nel 2014 si videro congelati i loro beni per essere stati accusati di appropriazione di fondi pubblici e di violazione dei diritti umani.
Dopo aver presentato un ricorso al Tribunale, i loro beni furono scongelati nel 2019. Secondo quanto riporta uno studio del Parlamento europeo pare che nel giro di sette anni (dal 2008 al 2015) l’Unione Europea abbia perso circa due terzi delle impugnazioni legate proprio alle sanzioni.
Non solo Abramovich, l’Unione Europea mette nel mirino altri oligarchi
Dal 2016 sono cambiate un po’ di cose, ovvero che le cause vinte hanno superato quelle perse. Nel 2008 l’Europa ha affidato le sue giurisdizioni sulle sanzioni. A decidere le misure restrittive a Bruxelles, ma poi sono i tribunali di Lussemburgo che devono attuarle e difenderle. Tutto questo, però, non è detto affatto che funzioni.
Per la cronaca: è molto facile dire “E’ vicino a Putin“, quindi puniamolo. Potrebbe essere anche vero, ma allo stesso tempo bisogna avere delle prove convincenti in merito. Nel caso in cui il blocco dei beni dovesse seguire la confisca per poter ricostruire l’Ucraina, come proposto da Ursula von der Leyen, c’è il rischio serio che l’Unione Europea peggiori la situazione ed il record di cause perse.