In Italia c’è la disinformazione russa? Risponde il presidente del Copasir

Il presidente del Copasir ha risposto seccamente all’articolo del Corsera di cui si sta discutendo in queste ore che lo cita direttamente in causa. 

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Il presidente del Copasir Adolfo Urso (Ansa)

In un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica Adolfo Urso si sente tirato per la giacchetta. Se non altro, per il suo ruolo a capo di un delicatissimo organo parlamentare che ha le funzioni di controllo e di vigilanza, che risulta essere estremamente importante in un momento come quello che il nostro Paese, e l’Occidente o il mondo intero, sta vivendo in termini di sicurezza nazionale.

Tuttavia, nonostante la smentita di quanto scritto a suo carico rispetto alle indagini che sarebbero in corso su eventuali influencer e propagandisti putiniani, la sua opinione resta sempre quella, invariata rispetto a quanto addebitato nei suoi confronti da parte dell’articolo pubblicato dal Corriere della Sera a firma di Fiorenza Sarzanini e di Monica Guerzoni. Che l’Italia sarebbe cioè oggi al centro di una campagna di disinformazione per opera della Russia e di alcuni “utili idioti” dello zar Putin. 

Le parole del presidente del Copasir su Russia e disinformazione

“La macchina di disinformazione è attiva da almeno dieci anni”, afferma Urso al quotidiano diretto da Maurizio Molinari. Aggiungendo che questa stessa macchina avrebbe agito in maniera ancora più forte durante i mesi della pandemia, come denunciato dal Copasir stesso nel maggio 2020. Oggi, secondo l’avviso di Urso, questa azione sarebbe ancora più radicale a causa dello stato di guerra, e “nel tentativo di condizionare le nostre scelte che sono fondamentali per la tenuta della difesa occidentale”. 

Per quanto riguarda vicende politiche, come quella dell’incontro tra Matteo Salvini e l’ambasciatore russo, Urso si tira fuori dal dibattito, spiegando che l’unico compito del Copasir è quello di verificare se si siano messi in campo tutti gli strumenti per tutelare la sicurezza nazionale. Mentre sulla famigerata “Dalla Russia con amore”, ovvero l’operazione di medici inviati dal Cremlino per aiutare l’Italia nella prima fase della pandemia, Urso esclude la possibilità che si siano verificati pericoli per la sicurezza nazionale. 

Ma invita a tenere alta l’attenzione sulle modalità con cui il Cremlino tenta di tenere “sotto scacco” l’Occidente, ad esempio con il blocco del grano e dei fertilizzanti, ma anche utilizzando la tecnologie “per sopraffare le nostre libertà, così come usano le loro imprese e i varchi della globalizzazione per sottomettere le nostre economie e quindi la fonte del nostro benessere”. 

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