Letta vuole il “campo largo” della sinistra, ma sotto il cappello dei grillini

Le intenzioni del segretario dei democratici sono quelle di portare i suoi verso un “campo largo” che a conti fatti, per alcuni, significa una subalternità alle istanze e alle richiesta dei pentastellati, con in più l’ingresso di vecchi volti della sinistra. 

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Il segretario del Pd Enrico Letta (Ansa)

Nonostante le indiscrezioni delle ultime settimane, che vedevano un Pd in grande difficoltà alle prossime elezioni e in vista delle politiche del 2023, soprattutto a causa della debolezza crescente del Movimento 5 stelle, il segretario democratico Enrico Letta sostiene che l’alleanza con i grillini sia ancora la scelta migliore, quasi obbligata, per la sinistra italiana.

L’intento sarebbe quello di ricostruire un volto “movimentista” e aperto alla gente, come fu in origine la spinta che fece esplodere la novità pentastellata, a un partito come quello democratico che è invece ormai inevitabilmente visto come legato all’establishment e particolarmente scollato dalle istanze popolari.

Il campo largo di Letta senza Calenda o Renzi

Per Letta, come ha affermato in un forum organizzato dall’Ansa parlando delle amministrative del prossimo 12 giugno, l’obiettivo delle prossime elezioni è quello di dimostrare la validità per la sinistra dell’idea, mai pienamente attuata, del “campo largo”. Un campo però di cui non farà di certo parte Carlo Calenda, ma nemmeno Matteo Renzi, che in queste ore chiama a raccolta i “draghiani” d’Italia, lanciando il sasso nello stagno speranza che qualcuno raccolga l’invito.

“Il Pd che sto guidando è un partito contrario all’idea dell’autosufficienza, un partito che vuole creare coalizioni democratiche e progressiste, basate su principi di solidarietà, e che possono tenere insieme forze per un campo largo”, ha spiegato Letta, cercando di fare capire che a suo avviso le sue elezioni rappresentano per la sinistra un test per il proprio futuro. E per la forza che deciderà di assumere.

Il dubbio però di molti analisti e osservatori è che il campo largo di cui parla Letta non finisca altro che nel risolversi nell’alleanza con i Cinque stelle da una parte, e dall’altra con la sinistra più radicale di Letta e di Bersani, più eventualmente qualche elemento centrista e cattolico. Con lo strapotere dei grillini però, che rischia di essere piuttosto ingombrante per molti elettori di sinistra, che complica e non poco le carte in tavola. Così il rischio di un annegamento, più che nel campo, nel largo mare della politica, è dietro l’angolo.

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