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Per gli italiani scatta la liberazione fiscale: da oggi si guadagna

Published by
Paolo Colantoni

Una data importante, che tutti gli italiani aspettavano da tempo: da oggi basta tasse e si inizia a guadagnare

Una data segnata in rosso sui calendari della stragrande maggioranza dei cittadini. Il primo giorno dell’anno in cui i lavoratori inizieranno a guadagnare. Forse non tutti sanno che cosa rappresenta il 7 giugno: il Tax Freedom Day. In cosa consiste? Si tratta di una giornata importante, per tutti gli italiani. Il giorno in cui ci si libera dalle tasse e si inizia a racimolare qualcosa.

Il ‘Tax Freedom Day‘ 2022 è il primo giorno dell’anno in cui i lavoratori italiani – dopo aver ‘terminato’ di versare le tasse e i contributi previdenziali allo Stato il 6 giugno – metteranno nelle proprie tasche ogni successivo ricavo. Un giorno storico, che molti commercialisti aspettano con ansia. Ad elaborare il calcolo è stata la Cgia di Mestre, un puro esercizio teorico che però serve a dimostrare, “se ancora ce ne fosse bisogno, l’eccessivo peso fiscale che grava sugli italiani”. E a dimostrazione del fatto ricorda come a giugno si profili un vero e proprio ingorgo fiscale: i contribuenti italiani dovranno assolvere ben 141 scadenze fiscali e di queste, ben 122, l’86,5% del totale, imporranno agli italiani a mettere mano al portafoglio. “Un calendario fiscale da far tremare i polsi, che solleva ancora una volta un grande problema: in Italia non solo subiamo un prelievo fiscale eccessivo, ma anche le modalità di pagamento delle imposte provocano un costo burocratico che non ha eguali nel resto d’Europa”.

“Dopo poco più di 5 mesi dall’inizio dell’anno, praticamente dopo 157 giorni lavorativi inclusi i sabati e le domeniche, il contribuente medio finisce di lavorare per assolvere tutti i versamenti fiscali dell’anno (Irpef, Imu, Iva, Tari, addizionali varie, Irap, Ires, contributi previdenziali, etc.) e da martedì 7 giugno inizia a guadagnare per sé”, si evidenzia nella nota, che spiega come “solo la Francia, nel 2021, ha registrato una pressione fiscale superiore alla nostra. Se a Parigi era al 47,2% del Pil, a Berlino si è attestata al 42,5% e a Madrid al 38,8%. Da noi, invece, il peso fiscale ha raggiunto la soglia record del 43,5%. Tra i 27 dell’Ue, l’Italia si è collocata al sesto posto: ci hanno preceduto la Danimarca (48,1%), la Francia (47,2%), il Belgio (44,9%), l’Austria (43,8%) e la Svezia (43,7%). L’anno scorso la media Ue si è “fermata” al 41,5%, due punti in meno rispetto all’Italia”.

Il 2021, è stato quello in cui è scoccato in maggior ritardo, con la  pressione fiscale che ha raggiunto il record storico del 43,5 per cento e, di conseguenza, il “giorno di liberazione fiscale” è scoccato l’8 giugno. E’ corretto segnalare, prosegue la Cgia, che questo picco record di pressione fiscale non è ascrivibile ad un aumento del prelievo imposto l’anno scorso a famiglie e imprese, ma alla decisa crescita registrata dal Pil nazionale (oltre il 6,5%) che, dopo la caduta verticale registrata nel 2020 (-9%), ha contribuito ad aumentare notevolmente le entrate.

“Se teniamo conto del leggero miglioramento in corso delle principali variabili economiche che si riflette sull’andamento del gettito, secondo il Mef nel 2022 lo Stato dovrebbe incassare quasi 40 miliardi di imposte e contributi in più rispetto al 2021″, annota ancora Cgia che segnala come però “una parte di questo incremento di gettito è sicuramente ascrivibile anche al forte aumento dell’inflazione che, secondo le previsioni, quest’anno dovrebbe oscillare tra il 6 e il 7%”.

“Pertanto, in un momento in cui le famiglie stanno subendo dei rincari spaventosi che rischiano di far crollare i consumi interni, sarebbe auspicabile che il Governo restituisse parte di questo extra gettito con meccanismi di fiscal drag. Una misura che rafforzerebbe il potere d’acquisto dei pensionati e dei lavoratori dipendenti, dando un sensibile sollievo soprattutto a coloro che attualmente si trovano in serie difficoltà economiche”, conclude la Cgia.

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Paolo Colantoni