Lista di “putiniani d’Italia”, arriva la secca smentita del Copasir

Il Corriere della Sera afferma che l’elenco dei putiniani d’Italia sarebbe stato compilato dal Copasir, che però risponde in maniera secca. 

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(Ansa)

In due giorni diversi il quotidiano di Via Solferino ha infatti pubblicato la lista di quelli che ha suggestivamente rinominato “i putiniani d’Italia”. Secondo la ricostruzione, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica avrebbe raccolto materiale individuando i canali usati per la propaganda russa in Italia, ricostruendo i contatti e facendo in questo modo partire un’opera di controinformazione.

La “lista di proscrizione” del quotidiano di Via Solferino

Il giorno seguente il Corsera torna sulla vicenda e insiste pubblicando quella che alcuni hanno visto come una vera e propria “lista di proscrizione”. Tra questi, c’è il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro La Verità.

Nei nomi indicati dal Corriere ci sono politici, economisti, opinionisti e giornalisti freelance. Sono loro che, a detta dell’articolo, incarnerebbero la minaccia russa in Italia. Agenti nemici che in questo modo tenterebbero di influenzare il dibattito nei Paesi occidentali attraverso un’azione capillare e diretta di propaganda, costituita da “disinformazione e fake news”.

Nomi e cognomi tra cui Giorgio Bianchi, Maurizio Vezzosi, Manlio Dinucci e molti altri. Spesso giornalisti e persone che non hanno mai nascosto le loro opinioni politiche e che nemmeno si conoscono tra di loro.

Ma un punto scottante della ricostruzione del quotidiano milanese è che, a loro avviso, sarebbe stato il Copasir a occuparsi direttamente di queste persone e ad essere ancora oggi in cerca di eventuali possibili “sabotatori”. 

La ricostruzione del Corsera e il report arrivato dopo l’articolo

Tuttavia è subito arrivata la secca smentita da parte del senatore di Fratelli d’Italia Adolfo Urso, attuale presidente del Copasir stesso, che in una nota stampa ha fornito una versione totalmente opposta a quella diffusa nell’articolo firmato da Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini.

“Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica rileva di non aver mai condotto proprie indagini su presunti influencer e di aver ricevuto solo questa mattina un report specifico che per quanto ci riguarda, come sempre, resta classificato”, scrive la nota, ricordando che il Copasir “non ha poteri di indagine ma ottiene informazioni dagli orfani preposti, nel corso di audizioni o sulla base di specifiche richieste”.

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Adolfo Urso (Ansa)

Si tratta in sostanza di una smentita in piena regola a quello che il quotidiano diretto da Luciano Fontana ha pubblicato per due giorni di seguito. Un report però, spiega La Verità, c’è stato, “ed evidentemente è stato realizzato dal Dis o direttamente dall’Aisi secondo il metodo che in gergo si chiama ‘da fonti aperte'”. Vale a dire, setacciando il web e cercando attraverso alcune parole chiave.

Ma il report sarebbe stato consegnato al Copasir solamente 24 ore dopo l’uscita dell’articolo. Quindi qui nasce il dubbio sollevato dal giornalista Francesco Borgonovo, sul perché siano stati pubblicati quegli articoli, e quale sia il vero messaggio nascosto che si vuole inviare, e soprattutto a chi. 

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