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Economia

Vaticano, pubblicato l’ultimo Rapporto finanziario da parte dello Ior

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Francesco Gnagni

Si chiude il bilancio 2021 dello Ior, l’Istituto per le Opere di Religione, con un utile netto di 18,1 milioni di euro.

(Ansa)

L’istituto guidato Gian Franco Mammì ha chiuso l’anno con un’ultima riga del conto economico in positivo, e nello specifico pari a 18,1 milioni di euro. Una cifra in contrazione rispetto ai 36,4 milioni contabilizzati nel 2020, ma tuttavia “in linea con le aspettative”, come ha commentato la banca stessa in una nota, citando “il nuovo modello di business Held to Collect and Sell adottato per gli investimenti e con un profilo di rischio prudente”.

Lo Ior è l’unico ente soggetto a vigilanza bancaria in Vaticano, e ormai da alcuni anni ha intrapreso una vera e propria riorganizzazione delle strutture, nonché un importante cambia di strategia rispetto alle gestioni niente affatto positive degli scorsi decenni. Con l’arrivo di Mammì ha preso vita un’opera di trasparenza che lo scorso marzo ha portato alla confisca in prevenzione di circa 25 milioni di euro nei confronti degli ex vertici dell’istituto Angelo Caloia e Gabriele Liuzzo, poi condannati in primo grado dal tribunale vaticano per i reati di peculato e appropriazione indebita ai danni dello stesso Ior.

Lo Ior resta una banca ben patrimonializzata

Oggi lo Ior può esporre il suo decimo Rapporto annuale consecutivo, in cui viene redatto Bilancio d’Esercizio 2021 in conformità con i principi contabili internazionali IAS-IFRS. Bilancio che ha ottenuto una relazione “senza rilievi” dalla società di revisione contabile Mazars Italia S.p.A., prima di essere approvato all’unanimità dal Consiglio di Sovrintendenza dell’Istituto e, come da Statuto, trasmesso alla Commissione Cardinalizia.

La Commissione Cardinalizia ha quindi deliberato sulla devoluzione degli utili, “presa conoscenza della solidità dei dati finanziari del Bilancio d’esercizio 2021 e fatte salve le esigenze di patrimonializzazione dell’Istituto”, spiegano gli organi di informazione della Santa Sede. In sostanza, lo Ior resta una banca ben patrimonializzata, e oltre all’utile netto il Vaticano cita nella nota gli altri risultati, in linea con il piano strategico: + 15% di margine di interesse, + 22% di commissioni nette, + 4% di masse gestite; Tier 1 ratio pari al 38,54%; 59% cost/income ratio.

“Gli utili sono in linea con le aspettative, con il nuovo modello di business HTCS (Held To Collect and Sell) adottato per gli investimenti e con il profilo di rischio prudente”, si legge nella nota, in cui si dettaglia che “la crescita delle masse gestite riflette i buoni risultati delle gestioni patrimoniali per la Clientela, ottenuti operando in coerenza e applicazione dei principi della Dottrina Sociale della Chiesa, con il 70% delle linee di gestione sopra il benchmark a 5 anni”.

“Il cost/income ratio riflette un apprezzabile controllo dei costi a fronte della scelta dell’Istituto di proseguire nella digitalizzazione dei servizi per la clientela, nel rafforzamento degli strumenti di difesa informatica e nell’assunzione di nuove risorse con profili di seniority e specializzazione diversi”, continua ancora la Santa Sede, spiegando che “l’Istituto ha continuato a mantenere come prioritario l’impegno alla conformità a tutte le norme e i regolamenti applicabili, confermando la propria trasformazione culturale”.

(Ansa)

Ora gli utili andranno a sostenere le opere del Papa e a ripianare le perdite legate alle spese vaticane, in particolare in un momento in cui si sta verificando un calo delle offerte all’Obolo di San Pietro, oltre che una rivisitazione del portafoglio degli investimenti da parte della Segreteria di Stato fortemente voluto dal Papa, in modo particolare dopo lo scandalo legato all’acquisto del palazzo di Londra che ha coinvolto, tra gli altri, l’ex Sostituto della Segreteria, il cardinale Angelo Giovanni Becciu, e per il quale è in corso il processo a carico di finanzieri ed ecclesiastici da parte del Tribunale vaticano.

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Francesco Gnagni