Si chiude il bilancio 2021 dello Ior, lâIstituto per le Opere di Religione, con un utile netto di 18,1 milioni di euro.
Lâistituto guidato Gian Franco MammĂŹ ha chiuso lâanno con unâultima riga del conto economico in positivo, e nello specifico pari a 18,1 milioni di euro. Una cifra in contrazione rispetto ai 36,4 milioni contabilizzati nel 2020, ma tuttavia âin linea con le aspettativeâ, come ha commentato la banca stessa in una nota, citando âil nuovo modello di business Held to Collect and Sell adottato per gli investimenti e con un profilo di rischio prudenteâ.
Lo Ior è lâunico ente soggetto a vigilanza bancaria in Vaticano, e ormai da alcuni anni ha intrapreso una vera e propria riorganizzazione delle strutture, nonchĂŠ un importante cambia di strategia rispetto alle gestioni niente affatto positive degli scorsi decenni. Con lâarrivo di MammĂŹ ha preso vita unâopera di trasparenza che lo scorso marzo ha portato alla confisca in prevenzione di circa 25 milioni di euro nei confronti degli ex vertici dellâistituto Angelo Caloia e Gabriele Liuzzo, poi condannati in primo grado dal tribunale vaticano per i reati di peculato e appropriazione indebita ai danni dello stesso Ior.
Oggi lo Ior può esporre il suo decimo Rapporto annuale consecutivo, in cui viene redatto Bilancio dâEsercizio 2021 in conformitĂ con i principi contabili internazionali IAS-IFRS. Bilancio che ha ottenuto una relazione âsenza rilieviâ dalla societĂ di revisione contabile Mazars Italia S.p.A., prima di essere approvato allâunanimitĂ dal Consiglio di Sovrintendenza dellâIstituto e, come da Statuto, trasmesso alla Commissione Cardinalizia.
La Commissione Cardinalizia ha quindi deliberato sulla devoluzione degli utili, âpresa conoscenza della soliditĂ dei dati finanziari del Bilancio dâesercizio 2021 e fatte salve le esigenze di patrimonializzazione dellâIstitutoâ, spiegano gli organi di informazione della Santa Sede. In sostanza, lo Ior resta una banca ben patrimonializzata, e oltre allâutile netto il Vaticano cita nella nota gli altri risultati, in linea con il piano strategico: + 15% di margine di interesse, + 22% di commissioni nette, + 4% di masse gestite; Tier 1 ratio pari al 38,54%; 59% cost/income ratio.
âGli utili sono in linea con le aspettative, con il nuovo modello di business HTCS (Held To Collect and Sell) adottato per gli investimenti e con il profilo di rischio prudenteâ, si legge nella nota, in cui si dettaglia che âla crescita delle masse gestite riflette i buoni risultati delle gestioni patrimoniali per la Clientela, ottenuti operando in coerenza e applicazione dei principi della Dottrina Sociale della Chiesa, con il 70% delle linee di gestione sopra il benchmark a 5 anniâ.
âIl cost/income ratio riflette un apprezzabile controllo dei costi a fronte della scelta dellâIstituto di proseguire nella digitalizzazione dei servizi per la clientela, nel rafforzamento degli strumenti di difesa informatica e nellâassunzione di nuove risorse con profili di seniority e specializzazione diversiâ, continua ancora la Santa Sede, spiegando che âlâIstituto ha continuato a mantenere come prioritario lâimpegno alla conformitĂ a tutte le norme e i regolamenti applicabili, confermando la propria trasformazione culturaleâ.
Ora gli utili andranno a sostenere le opere del Papa e a ripianare le perdite legate alle spese vaticane, in particolare in un momento in cui si sta verificando un calo delle offerte allâObolo di San Pietro, oltre che una rivisitazione del portafoglio degli investimenti da parte della Segreteria di Stato fortemente voluto dal Papa, in modo particolare dopo lo scandalo legato allâacquisto del palazzo di Londra che ha coinvolto, tra gli altri, lâex Sostituto della Segreteria, il cardinale Angelo Giovanni Becciu, e per il quale è in corso il processo a carico di finanzieri ed ecclesiastici da parte del Tribunale vaticano.