“È inaccettabile che l’Asl abbia comunicato la risposta 40 giorni dopo”, dichiara facendo ascoltare un messaggio che ha scritto con il puntatore oculare. Al suo fianco c’è il fratello Andrea e i rappresentanti dell’Associazione Luca Coscioni. “In quell’arco di tempo sono stati fatti tre solleciti, mi hanno volutamente ignorato. Grazie al vostro menefreghismo – aggiunge – sono costretto a scegliere la strada della sedazione profonda permanente e con sospensione dei sostegni vitali per evitare di soffrire oltremodo a causa delle lungaggini burocratiche per ottenere il suicidio assistito”.
La sua storia era stata commentata a lungo. Fabio aveva avuto il sostegno dell’associazione Coscioni, di Mina Welby e di tutte le associazioni che seguono da vicino casi come il suo.
“Vorrei dire alle persone che vivono come me – è l’appello di Fabio – di farsi sentire altrimenti le cose non cambieranno mai. É ora che in Italia si parli chiaramente di eutanasia. È atroce non poter decidere della propria vita, mentre aspetti dei mesi che altri lo facciano al posto tuo – conclude il 46enne – scegliere di morire è un diritto di tutti, ripeto di tutti, e spero che tutto questo serva ad aiutare anche quelli che vivranno la mia condizione”.
“Lasciare la mia famiglia”. Questo è quello che Fabio ha scritto con il lettore ottico. Quattro parole, a lungo meditate, per rispondere ai giornalisti che gli avevano chiesto cosa gli dispiacesse lasciare. “Non ho paura di andare avanti per la mia strada e sono molto arrabbiato per essere stato ignorato – ha detto ancora – e anche se l’Asur Marche dovesse muoversi dico basta alle attese: continuerò con il cammino di sedazione profonda e continua”.