Lo spagnolo in un’intervista ha confidato il perché della sequenza dei movimenti, soprattutto prima di ogni battuta.
Movimenti ossessivi, compiuti e ripetuti per tutta la gloriosa carriera. Rafa Nadal, campionissimo senza tempo, continua a impressionare a 36 anni compiuti: fa sorridere pensare di immaginarlo a fine carriera quando comanda ancora incontrastato sulla terra rossa. Carattere d’acciaio, il tennista spagnolo, che ha sempre legato le vittorie a un comportamento ineccepibile in campo.
Quello per cui ha colpito, oltre ai trionfi messi in fila, sono i gesti che ormai fanno parte delle sue partite come e più dei vincenti di dritto o rovescio. Dei veri e propri tic, piccoli accorgimenti durante ogni match: una serie di azioni ormai automatiche che hanno sempre la stessa procedura e sequenza. Li conoscono a memoria i suoi tifosi e anche i suoi avversari. L’esempio più lampante è il servizio. Nadal, prima di ogni battuta pulisce con il piede la riga di fondo, poi di seguito: dà tre colpi con la racchetta sotto la suola delle scarpe, sistema i pantaloncini e gli slip sui glutei, tira su la maglia all’altezza delle due spalle, si tocca il naso, metti i capelli dietro l’orecchio sinistro, si tocca il naso, sistema i capelli dietro l’orecchio destro, si ritocca il naso e ancora i capelli dietro l’orecchio sinistro.
E non è finita qui: fronte asciugata col polsino, la guancia e infine lo sguardo dato all’avversario prima della battuta. Impossibile non averlo notato e non ricordarlo a memoria. Le procedure vanno avanti nell’utilizzo degli asciugamani, ripiegati con la massima attenzione, e anche nella collocazione delle bottigliette nei pressi della panchina.
Vengono adagiate come se fossero la pallina della vita. In un’intervista il tennista aveva confidato: “Non sono superstizioso, altrimenti cambierei i riti dopo le sconfitte. Non sono nemmeno schiavo delle routine, quelli che chiamate tic sono un modo per riordinare la testa. Per silenziare le voci interiori e non ascoltare la voce che mi dice che perderò la partita, né tantomeno l’altra, ancora più pericolosa, che mi dice che vincerò…”. Maniacale, fenomenale.