Reinhold era stato accusato di aver abbandonato il fratello. A distanza di 52 anni emerge la verità
Una di quelle storie che ti lasciano a bocca aperta e che ti entrano nel cuore. Se poi il protagonista di questa storia è uno degli uomini più duri, rigorosi e freddi che ci siano in Italia, beh allora l’emozione rischia di arrivare ancora più forte rispetto al normale. Una storia riguarda il ghiaccio e la famiglia, due cose di cui Reinhold Messner parla a fatica, soprattutto se riguarda il fratello Gunther scomparso il 27 giugno del 1970 durante una scalata sull’Hymalaya.
Eppure quel ghiaccio, che da sempre fa parte della vita di uno degli alpinisti italiani più famosi al mondo, a distanza di anni si è rotto e ha portato alla luce un altro pezzo di vita di Reinhold e soprattutto un’altra prova, dopo oltre 50 anni, che il più grande alpinista italiano ha sempre detto la verità sulla scomparsa del fratello Gunther travolto da una valanga. I due fratelli avevano affrontato la scalata dell’inviolata parete Rupal della nona montagna più alta del mondo Nanga Parbat, massiccio dell’Himalaya.
Reinhold e Gunther parteciparono a una spedizione, raggiunsero la vetta il 27 giugno e il giorno successivo decisero di scendere per il versante Diamir. Gunther però morì e Reinhold arrivò a valle sei giorni dopo, quando era ormai creduto morto, stremato e con congelamenti ai piedi e alle mani: “Quella è stata l’esperienza emozionale più drammatica della mia vita. Quel giorno dovevo decidere se lasciare tutto, restare a casa, fare il geometra o l’architetto. Oppure tornare, senza più le dita dei piedi, all’avventura. E ho deciso di raccontare la natura che affrontavo e amavo con Gunther“.
“Non ho più emozioni da quel giorno, ma ho sempre detto la verità”
All’epoca dei fatti, Reinhold fu accusato di aver abbandonato il fratello, ma lui ha sempre raccontato che Gunther era stato travolto da neve e ghiaccio: “Quello è stato il momento più importante della mia storia – ha raccontato a Repubblica l’alpinista -. Sono stato pesantemente aggredito. I club alpini tedeschi mi accusarono di aver abbandonato mio fratello per salvarmi e qualche volta anche io ho dubitato di me stesso, mi sono chiesto se avessero ragione, se i miei ricordi fossero condizionati. Invece la natura, che non mente mai, mi ha restituito la verità“. Una verità che in parte era già venuta fuori: nel 2005 il corpo, o una parte, di Gunther fu trovato assieme all’altro scarpone: “Io ho fatto pace con il cuore 17 anni fa. Ora non ho più emozioni. Aspetto solo di capire quanti chilometri di ghiaccio e montagna mancano per portare alla luce tutto il resto“.
Ora Reinhold pubblica una foto. E, con l’immagine che si può vedere sul suo profilo Instagram, Messner chiude la storia che più lo ha ferito. “Adesso è tutto ancora più reale. Questa è solo la seconda dimostrazione che quello che ho sempre detto era vero. Ma io sono sempre stato in pace, perché so di aver raccontato quello che è successo. E lo sanno anche i miei fratelli: questo ritrovamento dà anche a loro tranquillità. Pezzo dopo pezzo la storia viene ricostruita. Ci sarà sempre qualcuno che non mi crederà, che dirà bugie, che resterà prigioniero delle sue convinzioni. Quello che è successo oggi non cambia la storia: il mondo è brutale, come dimostra la guerra in Ucraina. Porcherie le diranno e faranno sempre, gli uomini“.