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Tentori (ISpi) a Notizie.com: “Gli effetti delle sanzioni a Mosca? Limitati, per ora”

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Paolo Colantoni

Il ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale, in esclusiva ai nostri microfoni: “Ecco gli scenari per i Paesi europei”

“Chi si aspettava che l’economia russa andasse in grossa difficoltà con le sanzioni, si sbagliava. Le sanzioni infatti sono state applicate in maniera graduale, almeno fino alla scorsa settimana, quando è stato introdotto il sesto pacchetto“. Davide Tentori, ricercatore Ispi (Istituto studi di politica internazionale) ed esperto di geopolitica, analizza l’effetto delle sanzioni imposte dall’Unione europea a Mosca.

In esclusiva ai microfoni di Notizie.com, Tentori prova a spiegare cosa è cambiato con il sesto pacchetto inflitto a Putin. “Le sanzioni hanno fin quì risparmiato la risorsa principale russa che è l’energia. Peraltro l’embargo sul petrolio entrerà in vigore solo alla fine del 2022 ed anche in maniera parziale, perchè sarà soggetto all’embargo solo il petrolio trasportato via mare e non via terra tramite oleodotti. Questo ha contribuito a rendere l’impatto sull’economia di Mosca meno pesante, con effetti sicuramente meno pesanti del previsto”. Quindi le sanzioni non hanno recato danni alla Russia? “Mosca non vive una buona situazione. Dal punto di vista commerciale sono stati bloccati diversi scambi con molti paesi europei. Questo ha influito sul PIL russo e ha portato il Fondo Monetario internazionale a rivedere le stime di crescita, che rispetto all’inizio dell’anno sono in ribasso almeno dell’8,5%. Pensiamo anche alle aziende straniere che hanno lasciato il Paese: sono circa 600. Questo al momento non ha avuto ripercussioni in termini di perdita del lavoro perchè il Governo russo è intervenuto con dei sussidi simili alla nostra cassa integrazione, che ha permesso a Mosca di mantenere i livelli di disoccupazione molto bassi, ma è chiaro che a lungo andare questa situazione è destinata a portare dei problemi”.

L’economia regge, ma con il passare del tempo potrebbe quindi andare in crisi. “Ripeto: chi pensava che le sanzioni avessero un effetto immediato sarà rimasto deluso, ma è chiaro che nel tempo i nodi arriveranno al pettine. Un altro problema è legato all’impossibilità di importare prodotti cruciali. Ad esempio per la produzione di automobili o di prodotti a carattere tecnologico. Proprio ieri sono usciti dei dati che evidenziano il crollo dell’industria automobilistica russa. Questo perchè mancano degli input necessari per i veicoli. Diciamo che tutto balla sulla capacità europea di rendersi indipendente dall’energia russa. Più i Paesi europei riusciranno ad allontanarsi da Mosca e più la Russia si troverà in grossa difficoltà”.

Ma è credibile immaginare che gli Stati europei, Italia in primis, riescano a liberarsi dal gas, dal petrolio e da tutte le fonti di energia russe?Diversi Paesi, tra cui il nostro, stanno già cercando di trovare forniture alternative e questo ha portato ad un calo della fornitura russa. Il prezzo resta molto alto e questo consente a Mosca di incamerare risorse elevate da un punto di vista economico. Dall’altra parte, la riduzione dei volumi ci dice che la strada è segnata. Tramite la ricerca di partner alternativi o piani diversi, l‘obiettivo dell’Europa è di chiudere i rapporti con la Russia? Obiettivo fattibile? Nel breve termine è difficile pensare che si riesca a raggiungerlo, ma a lungo andare si. Ci vorranno diversi anni. Il problema è che questa situazione ha portato ad un aumento del prezzo del gas, che è destinato a rimanere alto per un periodo molto lungo. Oggi siamo ad un prezzo di cinque volte più alto rispetto ad un anno fa: se poi andassimo ad importare gas liquefatto, dobbiamo renderci conto che l’operazione sarebbe ancora più costosa. L’Italia sta spingendo a calmierare questi prezzi, chiedendo un intervento europeo. L’Europa è il principale acquirente del gas russo. Quindi ha sicuramente voce in capitolo nel determinare il prezzo. Ad oggi – conclude Tentori – è impensabile immaginare che la Russia riesca in breve tempo a direzionare il gas verso altri acquirenti. Servono infrastrutture specifiche…e tanto tempo”. 

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Paolo Colantoni