Guardoni seriali spiavano hackerando le telecamere di locali pubblici

Entravano nel sistema di video sorveglianza di case private, piscine e palestre spiando persone ignare di tutto e rivendevano i video sul web

Al peggio non c’è mai fine, ma quello che è emerso da un’inchiesta condotta dalla Polizia postale di Milano rasenta l’incredibile. Sono stati scoperti due gruppi criminali che hanno portato a perquisizioni e sequestri di materiale informatico in dieci città italiane, e undici persone sono finite sul registro degli indagati.

Hacker all’attacco del sistema di sorveglianza –

Le indagini sono durate oltre un anno e si sono concluse nei giorni scorsi con le dieci perquisizioni. Tutto è cominciato grazie alla segnalazione di un cittadino ed agli sviluppi di una analisi forense compiuta sullo smartphone sequestrato a uno degli indagati nell’ambito di un altro procedimento penale, relativo a reati di altra natura.

Entravano nel sistema di sorveglianza e rubavano le immagini

Un sistema perfettamente organizzato e finalizzato alla violazione di impianti di videosorveglianza installati per lo più in abitazioni private, ma anche in spogliatoi di palestre e piscine. Gli indagati scandagliavano la rete cercando impianti di videosorveglianza privati connessi a reti Internet e a quel punto partiva l’attacco informatico che consentiva di scoprire le password e accedere agli impianti: le immagini riprese in camere da letto e bagni, soprattutto, venivano scaricate e messe in vendita su siti e social come Telegram per 20 euro.

Un’organizzazione perfetta, ognuno aveva il suo compito

Gli indagati avevano ruoli e compiti ben definiti: i più esperti in materia informatica scandagliavano la rete alla ricerca di impianti di videosorveglianza connessi ad internet, hackerandoli scoprivano le password dei videoregistratori digitali a cui normalmente vengono collegate le telecamere di videosorveglianza. Con le password in mano, altri avevano il compito di verificare la tipologia degli impianti, gli ambienti inquadrati e la qualità delle riprese, allo scopo di individuare telecamere che riprendessero luoghi particolarmente intimi, come potevano essere bagni e camere da letto. L’obiettivo finale era infatti quello di carpire immagini che ritraessero le ignare vittime durante la consumazione di rapporti sessuali o atti di autoerotismo.

I canali Telegram dove venivano messo in vendita il materiale _rubato_ –

Venivano messe in vendita anche immagini relative a minori

Tra le immagini rubate dai due gruppi scoperti dalla polizia a Milano ci sono anche quelle relative a minori e neonati. Entrando nelle telecamere di video sorveglianza di case private, i due gruppi criminali avevano accesso alle immagini dei bambini, anche nei momenti più intimi, come in alcuni casi il cambio del pannolino sul fasciatoio. Tutto il materiale rubato finiva su Telegram e sul social stranieri tipo VKontakte, o venduti singolarmente a 20 euro a video, o dando anche l’opportunità, con un abbonamento di altri 20 euro, di entrare nel gruppo vip dove si poteva scegliere, tra i video caricati, ma anche vedere le dirette delle case e delle palestre hackerate. I proventi illeciti venivano reinvestiti nell’acquisto di sempre più aggiornati software per l’effettuazione di altri attacchi informatici più mirati.

Ingente il materiale sequestrato

Gli indagati sono tutti italiani, con età compresa tra i 53 e i 20 anni, a eccezione di un cittadino ucraino che al momento risulta irreperibile. Al termine delle perquisizioni, gli operatori della Polizia Postale di Milano, Napoli e Catania hanno sequestrato 10 smartphone, 3 workstation, 5 PC portatili, 12 hard disk e svariati spazi cloud, per una capacità di memoria complessiva di oltre 50 Terabyte e chiuso tutti gli account social utilizzati dagli indagati e sequestrate diverse migliaia di euro in criptovaluta.

 

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