Nonostante manchino ancora diverse ore ore alla chiusura dei seggi, il quorum per il Referendum sulla Giustizia sembra essere lontano. I primi dati sull’affluenza usciti intorno a mezzogiorno parlano di una partecipazione molto bassa, e si allontana la possibilità di rendere valida la votazione.
I numeri parlano di un’affluenza inferiore al 7% degli elettori che hanno deciso di partecipare alla consultazione sui 5 quesiti riguardanti la riforma della giustizia. Una riforma che, complice forse la tecnicità del quesito ma anche la scarsa informazione a riguardo, non sembra avere appassionato e coinvolto in modo particolare gli elettori.
L’affluenza alle ore 12 si è mantenuta infatti intorno al 6,45%, con i dati parziali relativi a 7.464 comuni su 7.903, secondo quanto rilevato sul sito del ministero dell’Interno. Per quanto riguarda invece il voto delle elezioni comunali, per 798 comuni sugli 818 gestiti dal Viminale la quota si attestava al 17,78%, mentre alle precedenti elezioni era stato del 19,5%, con il voto però diviso in due giornate.
I seggi resteranno aperti, per i cinque referendum sulla Giustizia e per il rinnovo di 971 comuni tra cui 4 capoluoghi di Regione, fino alle 23 ma non si voterà nella giornata di domani. Il non raggiungimento del quorum è praticamente una certezza, con una partecipazione ancora più bassa di un altro referendum flop, quello del 2016 sulle trivelle. In quell’occasione, alla stessa ora la partecipazione si aggirava intorno alll’8,36%, fino al 23,48% alle ore 19 e al 31,19% alle ore 23.
Da giorni ci si immaginava già questo risultato, con la Lega, promotrice del Referendum insieme ai Radicali, che aveva accusato i media di non avere dato sufficiente spazio alla consultazione referendaria. Alle votazioni è apparso anche Silvio Berlusconi, a suo modo protagonista di questa giornata visto che uno dei cinque quesiti, quello sull’abrogazione della Legge Severino, lo riguardava quasi in prima persona, con il suo caso indicato come il più celebre in cui è stata applicata la legge che oggi si tentava di abrogare.
“I sondaggi ci dicono che in una giornata sola, non si dovrebbe andare – speriamo invece che non sia così – oltre il 30%. Quando si è deciso che si doveva votare soltanto nella giornata di Domenica, lo si è fatto per far sì che i referendum non venissero approvati”, ha affermato Berlusconi, giunto al seggio elettorale di Via Fratelli Ruffini, a Milano. Il leader di Forza Italia si è poi lasciato andare su altre considerazioni legate a politica e giustizia.
“Questi arresti di candidati un giorno o due prima delle elezioni, potevano anche aspettare due giorni dopo, questa è sempre la storia della giustizia politicizzata che non è morta”, ha affermato, commentando quanto accaduto in Sicilia. “Potevamo fare un passo avanti con questi referendum”, ha aggiunto Berlusconi amareggiato del fatto che a suo avviso i quesiti sono “stati boicottati con il voto un giorno solo e col silenzio assoluto su molti giornali e sulla televisione di Stato, ma tanto col voto un giorno solo non saremmo arrivati a superare il 50%. E quindi c’è una precisa volontà di mantenere le cose come stanno“.