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Esteri

Lavoro infantile (legale) in Canada: numeri sconvolgenti di una realtà unica

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Francesco Gnagni

La sconvolgente realtà del Paese del nord-America, in cui i numeri sul lavoro minorile e anche infantile, legale, sono esplosi durante il lockdown. Con risvolti della medaglia a dir poco preoccupanti. 

(Ansa)

Sono sempre più i bambini del Quebec impegnati al lavoro. Nei giorni scorsi una popolare radio nazionale, Ici-Radio Canada, ha dedicato un servizio che ha fatto scalpore alla piccola Amanda, che lavora in un ristorante al centro di un comune di 3mila abitanti alla sola età di undici anni.

La giovane fa la prima media, e fa turni di sei ore, senza avere problemi con la scuola. Alla radio ha parlato il padre, che ha dovuto firmare un’autorizzazione scritta per fare lavorare la figlia.

Il 51 per cento dei minorenni ha un lavoro stabile

In Québec il lavoro dei minorenni è legale, anche se giovanissimi. Anzi, la tendenza è quella di incoraggiarlo. Non c’è un’età minima per avere uno stipendio, e la convinzione diffusa nel Paese è che lavorare, anche a undici anni, insegna ad essere autonomi. Dopo la crisi della pandemia, però, i lavoro giovanile e anche infantile è letteralmente esploso, anche in settori prima riservati agli adulti.

I numeri affermano che ormai il 51 per cento dei minorenni ha un lavoro stabile, di cui alcuni giovanissimi come Amanda. Un’inchiesta del 2016 di un’istituto di statistica nazionale affermava che alle elementari un bambino su tre aveva un lavoro remunerato.

Cresce il malcontento tra la popolazione con gli incidenti sul lavoro

Una realtà totalmente anomala, e unica, in tutto l’Occidente. Tutto inizia con la deregolamentazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali cominciata negli anni Novanta, che ha incrementato a dismisura la richiesta di manodopera. Così anche i giovanissimi sono sembrati al Paese perfetti per rimediare alla situazione economica.

Ristoranti, bar, supermercati, i giovanissimi sono sempre più presenti, già dalle elementari o alle media. Mentre prima, tradizionalmente, si limitavano a lavoretti più adatti alla loro età, come baby-sitter o distributore di giornali. Con risvolti però problematici. Come quelli emersi da un’inchiesta di La Presse, che ha svelato come a fine aprile 2020 149 bambini di meno di 16 anni erano stati vittime di incidenti sul lavoro. Tra questi, bambini che non avevano ancora compiuto 13 anni.

Di fronte a questi numeri si fa sempre più insistente la richiesta di introdurre un’età minima per lavorare, con alcune realtà che iniziano a mettere freno al lavoro giovanile legale, aumentando l’età di coloro che possono essere stipendiati a 16 anni.

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Francesco Gnagni