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Economia

L’allarme di Coldiretti: “Ecco quanto ci costa la guerra in Ucraina”

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Francesco Gnagni

L’allarme di Coldiretti sugli aumenti per la guerra in Ucraina che secondo le loro stime costeranno oltre 8,1 miliardi nel 2022. 

(Ansa)

Tra tutti gli incrementi più duri segnalati dalla maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, ci sono in primo posto quelli della verdura che precede sul podio pane, pasta e riso. L’aggravio per queste è di ben 1,48 miliardi. Mentre per quanto riguarda carne e salumi si stima una spesa superiore di 1,35 miliardi rispetto al 2021.

Al quarto posto di questa classifica estremamente allarmante stilata da Coldiretti ci sono la frutta, con 0,84 miliardi, il pesce con 0,7 miliardi, e in seguito latte, formaggi e uova con 0,63 miliardi e olio, burro e grassi con 0,52 miliardi. Quest’ultima nello specifico è tuttavia la categoria che nei primi cinque mesi di quest’anno ha visto una corsa maggiore dei prezzi.

Altri aumenti, seppure più ridotti, riguardano le categorie “acque minerali, bevande analcoliche e succhi, zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolci, caffé, tè e cacao e sale, condimenti e alimenti per bambini”. Al contrario, un dato estremamente drammatico messo in luce anche da Coldiretti è quello della crescita del numero delle persone che si ritrovano obbligate a recarsi alle mense dei poveri per il proprio sostentamento.

Chi colpisce l’incremento di prezzi e in che misura

Un incremento di prezzi che colpisce anche lo stile di vita e la stessa dieta degli italiani, ovviamente andando a colpire le categorie più deboli. Peggiorando cioè una situazione già dolorosa, in cui sono 5,5 milioni gli italiani che vivono in una condizione di povertà assoluta.

Su questo la nota di Coldiretti è molto chiara, e spiega che le conseguenze della guerra e dei rincari energetici sono destinate ad aumentare ancora più il numero di coloro che non possono garantirsi uno stile di vita dignitoso, e che si trovano costretti a fare ricordo alle mense dei poveri oppure ai pacchi alimentari, già drasticamente cresciuti negli anni della pandemia. E che viene descritta come solo “la punta dell’iceberg” di una crisi che è ben presente da anni del tessuto sociale del nostro Paese.

Coldiretti spiega infatti che tra i nuovi poveri ci sono tutte le persone che in questi ultimi due anni si sono ritrovati senza lavoro, lavoratori salutari che si sono visti interrompere le proprie attività, ma anche commercianti o artigiani che si sono ritrovati obbligati ad abbassare le saracinesche oppure tutti coloro che si trovano nel settore del sommerso e che di conseguenza si sono trovati senza sussidi o aiuti di tipo pubblico.

Tuttavia non ci sono solo segnali negativi, perché parallelamente alla crisi è cresciuta la solidarietà da parte dei singoli ma anche delle organizzazioni di volontariato, come per quanto riguarda l’esperienza della Spesa sospesa di Campagna Amica che ha permesso la raccolta di più di 6 milioni di chili di generi alimentari di provenienza italiana, di alta qualità e a chilometri zero. Prodotti che sono stati destinati a coloro che si sono trovati ad esserne bisognosi.

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Francesco Gnagni