L’Italia rischia il razionamento dell’acqua a causa della siccità, il Po mai così in secca: ecco cosa sta succedendo
Un’estate arrivata troppo presto, temperature da luglio inoltrato, ma siamo neanche a metà giugno e, soprattutto, queste temperature persistono sulle nostre regioni da fine aprile. Non è praticamente mai piovuto ed è inevitabilmente scattato l’allarme per una siccità mai vista da 70 anni dalle nostre parti.
L’Italia è in condizioni di siccità eccezionale, i primi 5 mesi dell’anno sono stati i più avari di pioggia degli ultimi 63 anni. Nel periodo gennaio-maggio è caduto il 44% in meno della pioggia normale, un record per l’Italia, a partire dalla fine degli anni ’50.
La primavera meteorologica si è chiusa con un mese di maggio che non ha mostrato alcun accenno di cambiamento di rotta rispetto ai mesi precedenti dal punto di vista delle precipitazioni. È stato, infatti, un altro mese piuttosto asciutto, con un deficit di circa un terzo delle piogge in meno rispetto alla media del trentennio 1981-2010, più esattamente -35%, si tratta del quinto mese consecutivo così gravemente siccitoso, che ha contribuito a mantenere su livelli decisamente preoccupanti la carenza di piogge da inizio anno.
Le Alpi sono già senza più neve e i laghi sono ai minimi storici del periodo, di conseguenza i grandi fiumi italiani, bacini idrici fondamentali per trasportare l’acqua nelle nostre regioni, sono praticamente in secca. Per questo Utilitalia, la federazione che riunisce le aziende che distribuiscono l’acqua potabile, chiede ai sindaci di valutare sospensioni notturne in 125 Comuni piemontesi e lombardi, quelli interessati al passaggio del più lungo e capiente fiume italiano, il Po: “Una siccità mai vista in 70 anni, questa è una crisi idrica straordinaria, le disponibilità e le riserve sono in in esaurimento”, questo il grido d’allarme lanciato.
Ad uno scenario già molto critico, si aggiunge poi la previsione di mancanza di piogge e il persistere di alte temperature sopra la media nel periodo a medio-lungo raggio, che preoccupano, se possibile, ancora di più. La siccità del bacino del Po, ovviamente, è quella che desta maggiori preoccupazioni perché, non solo ha delle importanti ripercussioni su agricoltura e allevamenti, ma incide pesantemente anche sul settore idroelettrico, la produzione, infatti, è definita “in stallo” e all’orizzonte c’è preoccupazione per la quantità d’acqua necessaria a raffreddare le centrali.
Per gestire una crisi idrica definita “straordinaria” sono stati stabiliti dall’Osservatorio tre principi fondamentali:
Il comparto idroelettrico ha dato la propria disponibilità, indipendentemente dalle concessioni legislative, a sostenere il settore primario dell’agricoltura in caso di manifesta necessità produttiva.
I grandi laghi confermano la possibilità di scendere sotto i livelli minimi di invaso per contribuire ad alimentare con continuità e per quanto possibile i corsi d’acqua di valle sia per finalità irrigue sia per il mantenimento dell’habitat e della biodiversità.
Ogni quantitativo percentuale, così come ogni decisione territoriale con potenziali effetti sulle risorse, sarà condiviso tra tutti i partner e utilizzatori. Misure già straordinarie per il periodo che, se non dovessero essere accompagnate da un deciso cambiamento della situazione climatica, alla lunga non saranno sufficienti a soddisfare l’emergenza idrica.