Il Collegio di garanzia ha accolto, seppure parzialmente, l’appello dei club di Serie A, ma lo staff legale della Federcalcio non ci sta
La Lega Calcio, vince, la Federcalcio a testa bassa perde ma non si ferma e si rivolge al Tar. Così ha deciso il Collegio di Garanzia del Coni, ovvero che l’indice di liquidità non può essere un criterio per l’ammissione al prossimo campionato. Almeno per il momento e per questa stagione. La norma, votata in via definitiva il 26 aprile, prevede di fotografare la situazione dei conti delle società al 31 marzo. E questo vuol dire che la norma avrebbe effetto retroattivo, riguarderebbe cioè questioni che la precedono nel tempo. La Costituzione stessa tutela il “reo” inconsapevole di commettere un reato che non era stato ancora istituito come tale. La norma, quindi, andrà rivista, e per ora in club non dovranno preoccuparsene.
Il comunicato ufficiale della Lega serie A che “prende atto con soddisfazione del pronunciamento odierno del Collegio di Garanzia del CONI in merito al manuale delle licenze nazionali 2022/2023 approvato dalla FIGC e contenente, tra l’altro, l’introduzione dell’indice di liquidità come requisito di ammissione al campionato. Il dispositivo, comunicato dal massimo organo della giustizia sportiva, conferma la fondatezza delle obiezioni espresse a più riprese dalla Lega in merito ad una misura inopportuna non certo nel merito, ma nei modi e nelle tempistiche, soprattutto per gli effetti retroattivi sulla gestione in corso. L’auspicio è che da oggi si possa riprendere a lavorare tutti insieme per perseguire concretamente e in tempi rapidi quelle riforme che tutti, a cominciare dalla Lega Serie A, ritengono non più procrastinabili. Riforme che, per l’appunto, devono essere improntate sul dialogo e sulla sostenibilità diretta al rafforzamento della competitività del movimento calcistico italiano in sede nazionale e internazionale”
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