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Politica

Crollo 5 Stelle alle elezioni, parte l’attacco a Conte: lui guarda ancora al Pd

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Francesco Gnagni

Il crollo dei grillini è uno dei dati certi di queste amministrative, mentre cresce la tentazione di mettere termine all’esperienza del governo Draghi. Così parte il processo a Conte. 

(Ansa)

I dissidenti grillini sono furiosi ma lui, Giuseppe Conte, nonostante le critiche e lo sfaldamento continua a proseguire per la sua strada, quella del “campo largo” con il Pd e i progressisti. Ci sono ad esempio Dino Giarrusso, che chiama a raccolta i delusi da Conte, o le varie micro-formazioni di fuoriusciti che pressano per strade alternative ma ben poco credibili per aspirare ad essere una forma di governo.

Tuttavia l’ultima tornata elettorale non certo a favore di “Giuseppi”, come lo chiamò Trump nell’era di maggior spicco politico dell’avvocato di Volturara Appula, che ora ha inevitabilmente bisogno di reinventarsi. I numeri non sono dalla sua parte.

I voti decisamente negativi per l’Avvocato grillino

Nella città di Palermo, ad esempio, Conte si era speso per una campagna elettorale lacrime e sangue, ma i voti non lo hanno premiato. I 5 Stelle nel capoluogo siciliano non hanno superato il 7,6 per cento, scendendo di 10 punti dalle ultime elezioni del 2017. In città come Messina o Taranto va però ancora peggio, fermi rispettivamente al 3 e al 4 per cento. A L’Aquila i primi scrutini la segnalano sotto l’1 per cento.

Conte fa però finta di niente e ribadisce la sua posizione chiara, quella del “campo progressista” con il Pd, il vero grande nemico numero uno dell’era di Beppe Grillo, quella dei Vaffa Day che fecero letteralmente esplodere un movimento uscito dal nulla e che ora, abbracciando l’establishment, nel nulla rischia di ritornare in tutta fretta.

Il problema è che ora anche al Nazareno c’è chi comincia a interrogarsi se valga davvero la pena unirsi ai Pentastellati, e l’abbraccio non rischierebbe di risultare mortale per entrambe le parti, con grandi saluti e vantaggi per la destra che intanto vola verso le politiche del 2023.

Mentre la leadership di Conte appare quindi sempre più in difficoltà, fa capolino la corrente interna legata al Ministro degli esteri Luigi Fi Maio, da mesi ai ferri corti con Conte. “Dobbiamo continuare a batterci in modo chiaro, esprimere bene le nostre posizioni, chiarire bene i nostri obiettivi”, ribatte Conte. Ma la lotta si profila più dentro che fuori.

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Francesco Gnagni