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Politica

Tra Boccia e Calenda volano stracci, il dem: “Strumentalizza, voto in parità”

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Francesco Gnagni

La risposta dell’ex ministro dem a chi, dalla sua stessa parte politica, lo ha inserito tra i “vetero comunisti” che comandano il Pd.

(Ansa)

Dopo i duri attacchi provenienti ieri da personalità dell’area di sinistra ma oggi in netto contrasto con il Pd, oggi l’ex ministro Boccia torna a parlare con un’intervista sul quotidiano La Repubblica. In questa, commentando le amministrative, Boccia sostiene, a differenza di Renzi e Calenda, che non ci sarebbe stato un presunto boom dei centristi, e che al contrario i grillini sarebbero ancora forti e in salute, così da giustificare l’alleanza tra democratici e grillini che tenderebbe invece ad escludere tutte le altre personalità più rivolte al centro, lontani da “populisti” ed estremisti di sinistra.

Le parole di Boccia contro Renzi e Calenda

“Rispetto alle amministrative di 5 anni fa, quando il centrodestra prevalse in 20 capoluoghi su 26 e il centrosinistra era formato da un solo partito che aveva rotto l’alleanza sia a sinistra sia con i movimenti perdendo quasi ovunque, stavolta al primo turno è finita in parità“, è l’analisi che fa Boccia del voto di domenica, in controtendenza rispetto a coloro che vedono al contrario un grande segnale che arriva dall’area centrista, dove ora Italia Viva e Azione tentano di contendersi uno spazio, magari ponendosi sotto il cappello dei “draghiani”, che tuttavia è ancora tutto da costruire e immaginare.

“Nei comuni con più di 15mila abitanti 28 sono andati alla nostra coalizione e 28 agli avversari”, prosegue, lanciando un monito a Calenda dove sostiene che “con l’unità dei progressisti possiamo vincere pure i ballottaggi”. Il leader di Azione infatti in un’intervista a caldo dopo il voto ha additato Boccia tra i dirigenti del Pd che ragionano come i vecchi veterocomunisti, spiegando che l’area di centro a cui Calenda fa riferimento ha dimostrato di avere potenzialità fino al 20 per cento.

Per Boccia, le parole di Calenda sono strumentali, e “deve decidere se vuole stare di qua o di là”. “Dopo l’estate il dado sarà tratto: chi è dentro è dentro, chi fuori resta fuori”, è l’attacco di Boccia a Renzi e Calenda, che cerca di rispondere a quanto detto da questi ultimi dopo il voto per mettere al centro il potere del Pd sui partiti più piccoli, sperando di poterli inglobare nella propria coalizione politica. Ma la strada è lunga e scoscesa e la direzione, a giudicare dalle parole, non sembra affatto quella della pacificazione, ma dello scontro a viso aperto. Insomma, mentre i numeri della destra volando verso l’alto e tra i meloniani si comincia a pensare a Palazzo Chigi, tra i democratici e i componenti della galassia della sinistra italiani si è ancora una volta ai ferri corti.

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Francesco Gnagni