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Povera Italia, l’ennesima figuraccia tra elogi e commenti esaltanti

Published by
Paolo Colantoni

Dopo la figuraccia con l’Argentina, l’Italia viene umiliata anche dalla Germania. Ma guai a criticare il tecnico o la Federazione

Pensavamo che l’eliminazione dal Mondiale per opera della Macedonia del Nord fosse il punto più basso che la Nazionale potesse toccare. Ma al peggio, evidentemente, non c’è mai fine. L’Italia di Roberto Mancini, che un anno fa si apprestava a laurearsi Campione d’Europa, continua a sprofondare, collezionando figuracce a ripetizione. E naturalmente nel silenzio generale. Anzi, nell’esaltazione continua del tecnico, dei vertici federali e dei giovani.

Dopo la mancata qualificazione al Mondiale in Qatar (unica nazionale di un certo livello a non esserci riuscita), l’Italia ha continuato a fare brutte figure: ha preso tre gol dall’Argentina nella Finalissima (senza mai dare la sensazione di poter minimamente impensierire gli avversari e dimostrandosi nettamente inferiore) e in Germania è stata annichilita sotto i colpi della squadra di Flick. L’Italia ha incassato la bellezza di cinque gol, ma potevano anche essere molti di più, e non ha mai dato la sensazione di poter essere minimamente pericolosa. Gli unici guizzi (gli inutili gol di Gnonto e Bastoni) sono arrivati a partita ampiamente chiusa e con la Germania già negli spogliatoi.

Eppure nei giorni precedenti, i giornali si erano riempiti di elogi a Mancini e alla Federazione, capace di guardare al futuro. Articoli che esaltavano i vari Gnonto, Gatti, Raspadori, Scamacca e tutta la bella gioventù che dovrebbe garantire il nostro futuro. Mai una vera critica. Mai una presa di posizione contro chi ha portato l’Italia a toccare uno dei punti più bassi della recente storia del nostro calcio. Tutti pronti a scommettere su Mancini; tutti convinti che lui e Gravina rappresentino le fondamenta da cui ripartire. Nessuno che in questi mesi abbia provato a porsi delle domande sul rendimento e i risultati della nostra Nazionale.

Le domande scomode che nessuno farà

Il commissario tecnico Roberto Mancini (Ansa)

Proviamo a porle noi, nella speranza che qualche mente illuminata (gli stessi che in questi giorni hanno speso inchiostro per difendere ed esaltare l’indifendibile) provi a rispondere. Come è possibile che in questa Nazionale chiunque giochi centravanti (che sia il tanto vituperato Immobile, o Belotti, Scamacca, Raspadori, Kean) non venga mai messo nelle condizioni di segnare? Come è stato possibile, dall’Europeo in poi collezionare un bottino da squadra di basso rilievo? 5 sconfitte, 6 pareggi, 4 vittorie (contro Lituania, Ungheria, Turchia e l’inutile sfida per il terzo posto nella finalina della Nations dello scorso anno con il Belgio), segnando con il contagocce?

Come è stato possibile permettere a più della metà della rosa di lasciare Coverciano senza battere ciglio, per poi scagliarsi contro gli unici due giocatori (Lazzari e Zaccagni) che continuano a fare fisioterapia? Come si può pensare di guadagnare credibilità sei i risultati non arrivano nè utilizzando i big, nè puntando su giovani che sono oggettivamente impresentabili a certi livelli? Come è possibile non essere riusciti a sfruttare l’attaccante più prolifico della recente storia calcistica italiana, esponendolo a figuracce e a gogne mediatiche? E ora, una volta permesso a tutti di massacrare la vecchia guardia (facendo anche capire attraverso dichiarazioni pubbliche che contro la Macedonia sarebbe stato meglio lanciare qualche giovane) e avendo bruciato i ragazzi, da chi si ripartirà?

Domande che (ne siamo certi) nessuno avrà il coraggio di porre al tecnico. Nei prossimi giorni ci sarà spazio all’esaltazione del giovane di turno (magari Gnonto, il più giovane a segnare con la maglia azzurra) e al coraggio di Mancini. Lo stesso allenatore che (nonostante i risultati) resta saldamente al suo posto.

 

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Paolo Colantoni