L’offensiva russa sul gas fa presagire pesanti tagli nell’Ue. In arrivo in estate le prime limitazioni, tra cui il 15 per cento di fornitura in meno per l’Eni. Mentre i prezzi aumentano.
L’Europa si prepara a vedere i propri rubinetti del gas stringersi e per la prima volta Mosca mette nel mirino anche l’Italia. Il monopolista di Stato russo dell’energia Gazprom ha infatti reso noto una diminuzione ulteriore dei flussi diretti in Europa, passanti per il gasdotto Nord Stream I, di un ulteriore terzo. Dopo il primo taglio lacrime e sangue del 40 per cento.
Il braccio di ferro porterà a un duro stop per il gas
Un braccio di ferro che porterà a uno stop complessivo di oltre il 60 per cento degli approvvigionamenti e alla riduzione di 100 milioni di metri cubi in transito sotto il Mar Baltico. Dal 167 milioni ad appena 67 milioni. Mentre l’annuncio della riduzione del 15 per cento dei flussi transitanti per Eni è arrivata per ragioni non condivise con la società italiana. Insomma, è così e basta.
Mentre dall’altro lati Eni continua ad impegnarsi nel “concordare ogni possibile quantità addizionale di gas che possa contribuire alla sicurezza energetica italiana ed europea”. Nel frattempo però i prezzi del gas continuano ad andare alle stelle. Nella piazza di Amsterdam si è registrato in una giornata un balzo del 24 per cento in chiusura, oltre 120 megawatt ora.
Cifre che non si vedevano dalle prime settimane del conflitto ucraino. Nelle principali capitali europee si cerca però di stemperare gli allarmismi, allontanando ogni paura legata a rischi di impatti troppo forti e soprattutto istantanei. La Commissione europea precisa infatti che ci sono notizie legate ai rischi su eventuali forniture energetiche.
Lo stesso ha provato ad affermare anche in Italia il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, sostenendo che per il momento “non si riscontrano criticità”. Ufficialmente, Gazprom spiega che il calo delle forniture sarebbe dovuto a una ragione tecnica, legata alla manutenzione di una turbina. Molti però ci vedono, con tutta evidenza, un modo di fare pressione sull’Ue.