Igor Denisov, 54 presenze con la Russia e oltre 300 con la maglia dello Zenit, si è schierato apertamente contro il conflitto in Ucraina: “Ho scritto personalmente Putin per chiedergli di fermarsi”
Ne ha parlato a testa alta, consapevole che le sue opinioni potrebbero anche rivelarsi fatali. Nonostante questo l’ex capitano della Russia Igor Denisov ci ha messo la faccia, ed è diventato uno degli atleti di più alto spessore ancora residenti nel Paese a schierarsi apertamente contro la guerra in Ucraina. Lui, che in carriera ha collezionato con la nazionale russa 54 presenze tra il 2008 e il 2016, ha definito pubblicamente l’invasione “una catastrofe, un orrore completo“.
L’ex centrocampista ne ha parlato in un’intervista al giornalista sportivo Nobel Arustamyan pubblicata su YouTube, spiegando di essere preoccupato per le possibili conseguenze: “Forse mi metteranno in prigione o mi uccideranno per queste parole, ma sto dicendo che le cose stanno così“.
Il 38enne, che ha giocato più di 300 partite con lo Zenit prima di concludere la sua carriera con la Lokomotiv Mosca nel 2019, ha spiegato di “amare il suo Paese” e di non voler lasciare la Russia, raccontando di aver anche scritto al presidente Vladimir Putin per esprimere la sua opposizione all’invasione: “Sono un ragazzo orgoglioso. Questo è successo dopo tre o quattro giorni dall’inizio della guerra. Gli ho pure detto che sono pronto a mettermi in ginocchio davanti a lui in modo che si fermi tutto“. Le dichiarazioni di Denisov sono un’eccezione, visto che pochissimi personaggi pubblici che ancora vivono in Russia si sono apertamente opposti alla “operazione militare speciale“, come la definisce Mosca. Gli stessi media russi possono anche essere multati o bloccati nel caso in cui usassero parole come “guerra” o “invasione” per descrivere ciò che sta accadendo in Ucraina. E pure durante l’intervista di Denisov con Arustamyan, alcune parole da lui usate per riferirsi alle azioni russe sembrano essere state censurate. Sports.ru, uno dei siti sportivi più importanti del Paese, ha riportato i suoi pensieri senza usare i termini “guerra” o “invasione”, limitandosi invece a quelli sulla “vita dopo il 24 febbraio”.