Nuovo bando della Presidenza del Consiglio rivolto alle associazioni arcobaleno. Notizie.com ha esaminato gli atti. Cosa abbiamo scoperto
L’UNAR, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali incardinato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, è salito in passato all’onore delle cronache per le polemiche che lo hanno investito. Dalle dimissioni dell’ex direttore Francesco Spano, coinvolto nello scandalo sollevato dalle Iene sul finanziamento ad una associazione gay nei cui circoli si sarebbero consumati rapporti sessuali a pagamento, alla vicenda legata alla lettera inviata da un altro ex direttore dell’ufficio, Marco De Giorgi, alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni con la quale l’UNAR censurava toni e parole usati sul tema dell’immigrazione. Missiva che scatenò un conflitto istituzionale senza precedenti, l’intervento del Presidente della Repubblica Mattarella a difesa della libertà di opinione dei parlamentari e le dimissioni dello stesso De Giorgi. Caso che suscitò diverse perplessità sull’operato dell’UNAR, tanto che da più parti si chiese addirittura la soppressione. Ma l’ufficio ha proseguito le sue attività e rimane, tuttora, “l’ufficio deputato dallo Stato italiano a garantire il diritto alla parità di trattamento di tutte le persone, indipendentemente dalla origine etnica o razziale, dalla loro età, dal loro credo religioso, dal loro orientamento sessuale, dalla loro identità di genere o dal fatto di essere persone con disabilità”. Oggi è sotto il “cappello” del Dipartimento per le Pari Opportunità, la cui delega è stata affidata dal presidente dl Consiglio Draghi al ministro della Famiglia, la renziana Elena Bonetti.
Una “missione istituzionale”, quella dell’UNAR, spesso contestata. In particolare per le attività messe in campo. Notizie.com ha scovato sul sito istituzionale dell’ufficio un bando che farà discutere, per diverse ragioni. La prima è la tempistica: l’UNAR ha pubblicato sul proprio sito istituzionale, nella sezione “bandi e avvisi”, un avviso pubblico “per la selezione ed il finanziamento di progetti finalizzati alla realizzazione di campagne di comunicazione volte a sensibilizzare e informare la cittadinanza sui diritti delle persone LGBTIQ”. Il bando è stato pubblicato il 16 giugno e prevede che la domanda di partecipazione debba essere presentata e non oltre le ore 12 del 20 giugno. Le associazioni che vorranno rispondere avranno dunque un tempo estremamente limitato: soli 4 giorni. Una previsione che farebbe pensare alla volontà dell’ufficio di non promuovere troppo il bando e, probabilmente, di non allagare la platea dei destinatari.
La seconda ragione riguarda gli obiettivi stessi del bando. L’avviso si rivolge “ad associazioni che svolgono attività inerenti la promozione dei diritti e la tutela delle persone LGBTIQ” e punta alla “selezione” e al “finanziamento di progetti finalizzati alla realizzazione di campagne di comunicazione volte a sensibilizzare e informare la cittadinanza sui diritti delle persone LGBTIQ e a promuovere la conoscenza della rete dei centri contro le discriminazioni per le persone LGBTIQ”. Il bando prevede, inoltre, requisiti stringenti per le associazioni, che devono “possedere uno Statuto che sancisca un ordinamento a base democratica e preveda, da almeno un anno, come scopo esclusivo o preminente la promozione dei diritti e della parità di trattamento delle persone LGBTIQ e il contrasto ai fenomeni di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere e non avere scopo di lucro”. Le campagne di comunicazione, come si legge nei documenti ufficiali di gara pubblicati, “dovranno avere un linguaggio e una divulgazione in grado di favorire il superamento dei pregiudizi della società nei confronti delle persone LGBTIQ, favorendo un approccio scevro da stereotipi”. Obiettivi che sembrerebbero aprire le porte a iniziative di “comunicazione” dai profili poco chiari e che potrebbero essere fortemente contestati, a partire dalla richiesta stessa di utilizzare nel linguaggio un “approccio scevro da pregiudizi”. Indicazione di difficile definizione e che richiama le forti polemiche sull’uso di asterischi e dello schwa, il simbolo dal suono indefinito utilizzato da alcuni per rispettare i diversi generi sessuali.
La terza ragione è l’entità delle risorse rese disponibili dall’ufficio della Presidenza del Consiglio. Sempre consultando gli atti, infatti, si evince che “l’ammontare totale delle risorse destinate alle suddette azioni progettuali è di € 900.000,00 a valere sulle risorse del PON Inclusione – Asse 4, Obiettivo specifico 11.3, Azione 11.3.3. Il contributo in questione per ciascuna proposta progettuale non potrà superare l’importo massimo di € 30.000,00”. Parliamo di risorse considerevoli e che arrivano dal Piano Operativo Nazionale Inclusione, un programma del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali cofinanziato dall’Unione Europea, attraverso il Fondo sociale europeo. Una strategia nazionale che ha come obiettivo principale la lotta alla povertà ma che poi si è ampliata ad altre aree di intervento, dal sostegno al reddito all’inclusione lavorativa, passando per l’integrazione dei migranti fino alle misure sociali per le famiglie più in difficoltà.
In conclusione, l’impressione che si ricava dalla lettura complessiva dei documenti pubblicati dall’UNAR è di essere davanti ad un bando dall’importo considerevole (soprattutto in un momento di particolare difficoltà per le casse pubbliche e per famiglie e imprese), estremamente “parcellizzato” sulla modalità di un finanziamento a pioggia (visto il tetto dei 30 mila euro a progetto) e che vede tra i suoi destinatari una ristretta cerchia di associazioni (visti i requisiti statutari e non solo particolarmente stringenti). Iniziativa che, peraltro, l’UNAR non sembrerebbe voler pubblicizzare ma piuttosto nascondere, visti i tempi tra la pubblicazione e la scadenza (solo quattro giorni) e la scarsa evidenza data alla notizia, del tutto assente dalla home page del sito istituzionale.