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Economia

La Fed alza i tassi per frenare l’inflazione: il più forte rialzo dal 1994

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Francesco Gnagni

La Federal Reserve ha fatto registrare il più forte aumento dei tassi dal 1994, con un rialzo dei tassi di interesse dello 0,75% che fa sì che il costo del denaro salga di una cifra fra l’1,50 e l’1,75%.

La Fed, la banca centrale degli Stati Uniti d’America, negli scorsi giorni ha reso noto che prevede tassi di interesse compresi tra il 3,1% e il 3,6% nel 2022.

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Un aumento netto rispetto alla precedente stima di marzo, compresa tra l’1,6 e il 2,4%. Tutto riporta al taglio delle stime sul Pil Usa. Nel 2022 infatti il Pil negli Stati Uniti dovrebbe crescere dell’1,7%, contro il +2,8% stimato a marzo.

Per il 2023 l’obiettivo a cui punta la Federal Reserve è di +1,7% mentre per il 2024 all’1,9%. Un’altra stima riguarda la disoccupazione. La previsione della banca federale americana afferma che il Paese dovrebbe chiudere l’anno in corso con un tasso di disoccupazione del 3,7%, due decimi in più rispetto ai tre medi precedenti.

Le stime per i prossimi anni e il legame con l’Ucraina

Mentre invece l’ipotesi per il 2023 parla di una disoccupazione che si attesta intorno al 3,9%, quattro decimi in più. Diversamente dalle altre volte, però, la decisione della Fed non è stata presa all’unanimità. Esther George, presidente della Federal Reserve Bank di Kansas City, ha optato durante la votazione per un aumento di 50 punti base, a differenza del resto dei membri del Fomc, che ha affermato di volere l’aumento di 75 punti.

Mentre il Comitato si è detto “molto attento” a proposito dei rischi che l’inflazione comporta. Visto infine che, a loro avviso, con molta probabilità le restrizioni che la Cina sta nuovamente mettendo in atto contro il Covid-19 influiranno ancora una volta sulle catene di approvvigionamento globali.

Jerome Powell, presidente della Federal Reserve dal 5 febbraio 2018 – Notizie.com

In ogni caso, si tratta del rialzo più accentuato dal 1994 ad oggi, comunicata al termine dell’ultimo incontro del Comitato federale in cui si è ribadito l’impegno a riportare l’inflazione al 2%, dopo l’annuncio che si continuerà a ridurre le proprie disponibilità di titoli del Tesoro, di debito delle agenzie e di titoli garantiti da ipoteca delle agenzie.

“L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sta causando enormi difficoltà umane ed economiche”, si legge nel comunicato stampa del Fomc, in cui assicura di essere “molto attento ai rischi di inflazione”. “L’invasione e gli eventi correlati stanno creando un’ulteriore pressione al rialzo sull’inflazione e stanno pesando sull’attività economica globale. Inoltre, è probabile che i blocchi legati al Covid in Cina aggraveranno le interruzioni della catena di approvvigionamento”, si legge nel comunicato stampa del Fomc, che assicura di essere “molto attento ai rischi di inflazione”.

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Francesco Gnagni