Amministrative, il vescovo di Verona: non votate chi sostiene l’ideologia gender

Il presule scrive una lettera a presbiteri e diaconi della sua diocesi e richiama l’attenzione su famiglia, aborto, eutanasia e gender

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Il vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti (foto ANSA)

“In occasione di elezioni politiche o amministrative, soprattutto in considerazione delle ricadute dei nostri interventi sui fedeli compito degli ordinati non è mai quello di schierarsi per un partito o per una persona, ma quello di segnalare eventuali presenze o carenze di valori civili con radice cristiana. Lo scrive il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, in una lettera inviata il 18 giugno “a tutti i presbiteri e diaconi della Diocesi di San Zeno”. Missiva, quella del presule, che arriva a pochi giorni dal turno di ballottaggio che interessa anche la città di Romeo e Giulietta e che vede sfidarsi il sindaco uscente e candidato del centrodestra Federico Sboarina e l’ex calciatore Damiano Tommasi, sostenuto da Pd e M5S.

A Verona è ballottaggio tra Sboarina e Tommasi

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Al ballottaggio di Verona si sfidano il sindaco uscente Sboarina e Damiano Tommasi (Foto Ansa)

Anticipando un prossimo intervento su Verona Fedele, il settimanale diocesano, monsignor Zenti si rivolge ai suoi “carissimi confratelli” e scrive che “nelle varie tornate elettorali, di qualsiasi genere, è nostro dovere far coscienza a noi stessi e ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender; al tema dell’aborto e dell’eutanasia; alla disoccupazione, alle povertà, alle disabilità, all’accoglienza dello straniero; ai giovani; alla scuola cattolica, a cominciare dalle materne”. Per Zenti, nominato vescovo da San Giovanni Paolo II e alla guida della Diocesi veronese dal 2007 per volontà di Benedetto XVI, “queste sono frontiere prioritarie che fanno da filtro per la coscienza nei confronti della scelta politica o amministrativa”.

Nel ddl Zan “residuati di sistemi da Ghestapo”

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Il deputato del Pd Alessandro Zan (Ansa Foto)

Il presule, che il 7 marzo 2022 ha compiuto 75 anni e ha già presentato a Papa Francesco le dimissioni previste dal diritto canonico, non è nuovo a prese di posizioni di questo tipo e nel corso del suo ministero episcopale ha più volte richiamato l’attenzione su questi temi, dall’aborto all’eutanasia, passando per la difesa della famiglia naturale fondata sul matrimonio. Una lettera, dunque, coerente con il suo magistero e che non desta nessuna sorpresa. Ad esempio, nell’omelia pronunciata il 29 giugno 2021 nella Cattedrale di San Zeno in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, monsignor Zenti aveva ricordato che la famiglia “è in grave pericolo di dissoluzione e di alterazione genetica” e auspicava che nel ddl Zan, all’epoca in discussione in Parlamento, non restasse “traccia di bavagli, di sanzioni e di possibile carcere per chi rifiuta la teoria ideologica del gender; sarebbero residuati di sistemi da Ghestapo, di persecuzione culturale che contraddice il principio democratico”.

Il vescovo: famiglia in grave pericolo

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Il vescovo di Verona Zenti al Congresso mondiale delle famiglie (foto Ansa)

In quell’occasione, il successore di San Zeno sulla cattedra di Verona aveva rivendicato il diritto dei vescovi, come cittadini ma anche come “guide spirituali” di decine di milioni di persone, a parlare e ad esprimere posizioni, nel rispetto dei rapporti tra Stato e Chiesa. “Esigiamo il rispetto anche per le nostre convinzioni, la sottolineatura del presule, “che riteniamo abbiano ampio consenso nella cittadinanza e che hanno ricadute estremamente positive nei confronti della nostra gente, per la quale viviamo”. Un’omelia nella quale il presule non aveva risparmiato parole altrettanto nette sull’aborto (un orrendo delitto perché tale è agli occhi di Dio”) e a difesa della famiglia. “Mi domando se può dirsi davvero cattolico chi sostiene apertamente la teoria ideologica del gender, che contrasta radicalmente con la Bibbia e con il magistero”, l’interrogativo posto da Zenti. “Non siamo disposti a lasciar correre quando il cardine del vivere sociale civile, qual è la famiglia nella sua identità primordiale, maschio e femmina aperta alla trasmissione della vita, è messo in grave pericolo. Lo facciamo democraticamente, laicamente, solo per il bene della società civile”, aveva aggiunto. E sempre parlando di famiglia il vescovo aveva, infine, ricordato che il progetto di Dio non prevede altre forme di famiglia e altre forme di trasmissione della vita umana. Lasciateci la famiglia in questa sua bellezza, in questa armonia e in questa carica di virtualità originarie. La Chiesa questo proclamerà sempre, per il bene che vuole all’umanità, nella sua storia di civiltà”.

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