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Politica

Mentre il governo traballa, Draghi continua dritto per la sua strada

Published by
Francesco Gnagni

Nonostante le turbolenze che stanno investendo il governo italiano in questi giorni, Draghi sembra essere al lavoro sul discorso che terrà al Senato in vista del Consiglio europeo.

(Ansa)

Draghi è infatti certo che l’invito del premier ucraino Zelensky all’Italia, affinché sostenga l’Ucraina nel conflitto scatenato dalla Russia, non cadrà nel vuoto. Per questo il premier italiano sta lavorando in queste ore per il discorso che terrà in Senato martedì 21 giugno, prima del del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno.

Nel suo intervento Draghi ribadirà il sostegno italiano a Kiev e il posizionamento atlantista dell’Italia, e dell’Unione europea, forte degli scatti che lo hanno visto recarsi a Kiev giovedì scorso con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron.

La risoluzione di maggioranza e le scosse dentro il M5S

Il Parlamento ha infatti già lasciato in mano a Draghi il via libera per l’invio di nuove armi a Kiev. Non senza sofferenze però. Lo dimostra infatti il terremoto che sta investendo i 5 Stelle anche a partire da questo tema, con il braccio di ferro tra il ministro Luigi Di Maio e il leader del Movimento Giuseppe Conte, e le incursioni di altre figure pacifiste come il presidente della Camera Roberto Fico, che ha descritto l’ala che fa riferimento a lui, e quindi a Di Maio, come composta oggi da “arrabbiati e delusi”.

L’immagine che deve uscire però dal discorso di Draghi alla Camera deve essere quella di una maggioranza compatta e solida, e da giorni diplomazie e funzionari stanno lavorando a questo fine. Le fibrillazioni e gli scossoni devono essere nascosti fino in fondo. Palazzo Chigi nel mentre si dice ottimista, sicuro che si troverà un punto di accordo sulla risoluzione di maggioranza.

Visto poi che la linea di Draghi non cambierà di un millimetro. Il vero nodo problematico sta nella fiducia che Draghi ripone in Di Maio, che considera totalmente affidabile, e che in caso di scissione dai 5 Stelle lascerebbe comunque al suo posto, sfidando apertamente l’ira di Conte che a quel punto però farebbe saltare il Governo.

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Francesco Gnagni