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L’Uomo Gatto tra passato e futuro: “Sogno di tornare in tv”

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Paolo Colantoni
L’uomo Gatto, uno dei personaggi simbolo del programma Sarabanda, si racconta ai microfoni di Matteo Fantozzi
Tutti si ricordano dell’Uomo Gatto, al secolo Gabriele Sbattella, uno dei campioni più longevi di Sarabanda programma musicale cult andato in onda per la conduzione di Enrico Papi a cavallo tra il vecchio e nuovo millennio. Personaggio estroverso e sempre interessante non è mai riuscito a portare a casa il montepremi finale dopo il 7×30 ma si è raccontato con una trasparenza che difficilmente è rintracciabile in televisione. Ragazzo serio e simpatico ha dimostrato un talento musicale apprezzabile e nel tempo si è fatto conoscere anche in altri programmi. In occasione dell’uscita del suo primo libro, Te lo ricordi l’Uomo Gatto? edito da Santelli Editore, abbiamo avuto il piacere di intervistarlo.

Come stai Gabriele? Raccontaci come procede oggi la tua vita…
“Diciamo che sto bene e che non mi posso assolutamente lamentare. Sto cercando di uscire da un periodo particolarmente buio della mia vita iniziato con la scomparsa improvvisa di mio padre Ugo al quale ero legatissimo lo scorso 1° febbraio. Il periodo buio è proseguito con la fine della mia relazione, una relazione problematica rovinata da persone di dubbio gusto e di dubbia moralità. Dalla fine di maggio ho una nuova fidanzata: lei si chiama Elena, abitava a Torino ma si è trasferita nelle Marche la mia regione. Elena è una ragazza dolcissima. Siamo innamorati l’uno dell’altra. Oltre ad essere una ragazza dolcissima è una ragazza che sa quello che vuole e che non si lascia condizionare da altre persone. Quella di prima? Scordata. Con lei ho soltanto perso tempo”.

Che segno ha lasciato Sarabanda nella tua vita personale?
“Sarabanda è stata una bellissima esperienza che ha caratterizzato la mia vita e che mi ha permesso di girare in lungo e in largo l’Italia, vedere tanti studi televisivi e conoscere tanti personaggi famosi”.

Come hai fatto a entrare così nel cuore delle persone?
“Sono sempre me stesso: non ho fatto niente di particolare. Ho soltanto partecipato ad un quiz televisivo. Tutto qui. Niente di più e niente di meno. Mi da fastidio la gente che dice che se il programma di Enrico Papi è finito è per colpa mia. Non è assolutamente vero. Il programma è finito perché gli ascolti non erano più quelli di una volta e quando gli ascolti non sono alti puoi essere anche il miglior presentatore del mondo. Ti chiudono il programma e basta”.
È da poco uscito un libro a tua firma, di cosa parla?
Parla del periodo che intercorre tra il 5 settembre 2002 (giorno in cui sono tornato a casa dal villaggio turistico dove lavoravo) al 12 novembre dello stesso anno (giorno in cui è andata in onda la mia prima puntata a Sarabanda). Invito tutti a leggerlo.
Quali sono i tuoi sogni?
“Mi piacerebbe prendere parte a un programma come “Ballando con le stelle” oppure “Tale e quale show”… mi divertirei tantissimo e avrei l’occasione di imparare cose nuove mettendomi in gioco”.
Domanda di rito: Sarabanda era tutto reale o alcune scene erano inventate e studiate seguendo una sceneggiatura?
“Io andavo a giocare cercando di difendere il titolo con le unghie e con i denti. Poi arrivavano avversari con zero presenza scenica, zero preparazione e cento per cento di arroganza e maleducazione. Venivano aizzati alle mie spalle a darmi addosso. Per me è stato un piacere mandarli tutti a casa uno dopo l’altro”.
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Paolo Colantoni