Di Maria e non solo: ecco perché il decreto crescita cambia il mercato

Il decreto crescita influisce sulle trattative di mercato: soprattutto dopo la revisione per il mondo dello sport. Ecco come i club lavorano per chiudere i grandi colpi.

C’è un volo diretto a Ibiza pronto a partire. Lo prenderanno emissari della Juve per raggiungere Angel Di Maria, e strappare un sì che i tifosi attendono da settimane. Il calciatore vuole i bianconeri, che lo hanno messo in cima alla lista di mercato.

Angel Di Maria decreto crescita mercato
Angel Di Maria (Foto LaPresse)

A frenare la stretta di mano sono le condizioni e le differenze di vedute sull’accordo fra le parti. Il Fideo vorrebbe un solo anno a 8 milioni, i bianconeri vogliono portarlo a Torino per due stagioni, e tutto è fortemente condizionato dalla possibilità di sfruttare i benefici del decreto crescita. Quello dell’argentino non è il solo caso, ma uno dei tanti per le società che hanno la possibilità di spendere molto di meno e di portare in Italia grossi talenti.

Accadde la stessa cosa anche nel trasferimento di Ibrahimovic al Milan, e quella legge firmata da Giuseppe Conte nel 2019, e poi rivista pochi mesi fa per il mondo dello sport, ha un impatto pesante anche sul calcio e sulle trattative. Il perché? Il motivo è molto semplice, e soprattutto interessantissimo e quasi fondamentale per i club.

Decreto crescita: ecco perché le società vogliono sfruttarlo

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L’Udinese ha scelto il suo nuovo allenatore: è Andrea Sottil © Lapresse

Il Decreto Crescita è un decreto legge pubblicato il 30 aprile 2019, e prevede tutta una serie di misure finalizzate alla ripresa e degli investimenti e della crescita economica nel nostro paese. Si tratta di una misura ideata per fornire agevolazioni fiscali a diverse categorie di lavoratori e anche il mondo del calcio lo sfrutta in chiave mercato. L’articolo 5 del Decreto Crescita, chiamato “Rientro dei cervelli”, fu infatti ideato per favorire il rientro e l’arrivo di lavoratori dall’estero sfruttando un regime fiscale agevolato.

Una sorta di trattamento speciale, partito dal primo gennaio del 2020 e che consente ai lavoratori che non sono stati residenti in Italia nei due anni precedenti e che si sono impegnati a farlo per i due successivi una tassazione sul reddito dal 45% al 25%. 

Tradotto in soldoni, un ingaggio ci circa 10 milioni, più o meno simile a quello chiesto da Di Maria, corrisponde a 5,5 milioni netti. Sfruttando il decreto crescita si arriverebbe invece a 7,5 milioni netti circa. Praticamente due in più. Ecco perché per calciatori e club è diventato una risorsa da tenere in considerazione, e per lo stesso motivo la Juve prova a convincere Di Maria ad accettare un biennale. La chiave per chiudere l’affare è questa, e sarà un volo ad Ibiza, con un decreto in mano, a poter fare la differenza. Nel calcio di oggi accade anche questo.

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