Durante l’udienza generale in piazza San Pietro, Papa Francesco affronta il tema della debolezza negli anziani, che porta alla fragilità e alla dipendenza dagli altri. Con una battuta anche sulla sua stessa salute.
“La vecchiaia è così, ti vengono tutte queste malattie e dobbiamo accettarle come vengono. Non abbiamo la forza dei giovani”. Sono le parole di papa Francesco, pronunciate durante l’udienza generale, commentando un passo del vangelo all’interno della sua catechesi. Il Papa ha infatti iniziato l’udienza riflettendo sul dialogo in cui Gesù chiede a Pietro per tre volte “Mi ami?”, prima di rivelargli il modo in cui terminerà i giorni della sua vita. Uno spunto che fa formulare al Pontefice diversi interrogativi, invitando tutti a un esame di coscienza riguardante il proprio rapporto con Cristo.
Quello di ciascun fedele, ha chiesto il Papa, è un cammino reale e concreto, franco e diretto, oppure si tratta di “un cammino di fede molto astratto, molto autoreferenziale, molto mondano”? La seconda non è infatti la strada di Cristo. “Lui si comporta come uomo, Lui ci parla come uomo, Dio-uomo. Con questa tenerezza, con questa amicizia, con questa vicinanza”, ha spiegato il Papa. “Non è come quell’immagine zuccherosa delle immaginette”, ma “è vicino a noi”, ha commentato.
Il commento ironico del Papa: “E dillo a me…”
A quel punto il discorso è virato sul tema della vecchiaia e sulla conversazione tra Gesù e Pietro. Gesù rivolgendosi a Pietro, ha spiegato il Papa, gli dice: “quando eri giovane eri autosufficiente, quando sarai vecchio non sarai più così padrone di te e della tua vita”. È come se Gesù dicesse a Pietro che lo costringeranno a muoversi su una sedia a rotelle, ha detto il Papa ironizzando sulla propria condizione di salute. “E dillo a me che devo andare in giro in carrozzina”, è stato il commento divertito di Bergoglio.
Francesco ha tuttavia invitato gli anziani a non essere invidiosi dei giovani che occupano il loro posto, ad accettare le malattie della vecchiaia e la perdita delle forze giovanili, ma continuando allo stesso modo ad essere testimoni di Cristo “anche nella debolezza, nella malattia e nella morte”. Era Sant’Ignazio di Loyola a dire, ha spiegato, che “così come nella vita, anche nella morte dobbiamo dare testimonianza di discepoli di Gesù”. Per questo, “il fine vita dev’essere un fine vita di discepoli: di discepoli di Gesù”, visto inoltre che “il Signore ci parla sempre secondo l’età che abbiamo”.