Esplode l’economia di seconda mano. Le ragioni della crescita di un mercato emergente. L’esigenza di risparmiare, il calo del potere d’acquisto, ma anche una maggiore attenzione all’ambiente in ottica anti-spreco.
Il tutto spinto dai cambiamenti negli stili di vita imposti dalla pandemia, dal digitale e dalla facilità di vendere e comprare online, anche grazie a diverse App popolari nate negli ultimi mesi.
Sono queste le ragioni che stanno segnando il successo di quella che gli esperti chiamano “second hand economy”, ovvero l’economia di seconda mano. Secondo la fotografia scattata dall’Osservatorio Second Hand Economy condotto da BVA Doxa per il portale Subito.it, questo mercato è in costante crescita e ha generato nel 2020 un valore di 23 miliardi di euro, pari all’1,4% del PIL italiano. E sono ben 23 milioni gli italiani che nel 2020 si sono avvicinati all’economia dell’usato, con picchi tra i laureati, i più giovani della Generazione Z e le famiglie con bambini piccoli.
Cosa acquistano gli italiani online? In testa alla classifica abbigliamento e accessori, libri e riviste e informatica. Tra le categorie di prodotti più messi in vendita si trovano, invece, le seguenti categorie: arredamento e casalinghi, abbigliamento e accessori, telefonia. Diverse le motivazioni alla base di chi ricorre ai prodotti di seconda mano. La principale è la ricerca dell’affare e del risparmio. C’è poi la volontà di contribuire all’abbattimento degli sprechi e alla sostenibilità ambientale attraverso il riutilizzo. Ma la pandemia e il maggior tempo vissuto tra le mura domestiche hanno aggiunto un’altra ragione: il desiderio di liberarsi del superfluo e di tornare all’essenziale.
Cresce la frequenza di acquisto e vendita di prodotti usati e il numero di oggetti scambiati. Allo stesso tempo aumenta la vita media del bene acquistato, che sempre più spesso viene successivamente donato o rivenduto dopo il suo utilizzo per evitare che diventi un rifiuto e finisca in discarica. Un comportamento ecocompatibile ispirato alle “tre R” dell’economia circolare: ridurre, riusare e riciclare. Parole d’ordine che stanno sempre di più modellando le scelte di produzione e consumo. “Questa modalità di shipping”, afferma Andrea Manusardi di Bva Doxa, “non è più una seconda scelta ma è diventato uno stile di vita, in particolare per le fasce più giovani”.