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Politica

Vittorio Feltri ‘infilza’ Matteo Salvini. Il paragone clamoroso

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Benedetto Guardini

Il direttore editoriale di Libero traccia un ritratto del leader della Lega. E ha rivelato notizie e retroscena inediti

Il giornalista Vittorio Feltri (foto ANSA)

È un editoriale ‘fiume’ quello che Vittorio Feltri, tra le firme più prestigiose del giornalismo italiano e profondo conoscitore del centrodestra, ha affidato oggi alle pagine di Libero. Il direttore editoriale del quotidiano dedica un lungo commento al leader della Lega, Matteo Salvini, e consegna ai lettori un ritratto in chiaroscuro del segretario del Carroccio. E ne descrive, come recita il titolo del pezzo, il suo “lungo calvario”, tra “trionfi e frenate”.

I meriti di Salvini secondo Feltri

Il segretario della Lega Matteo Salvini e il direttore di Libero Vittorio Feltri (foto ANSA)

Feltri inizia da lontano e ripercorre un po’ tutte le tappe della carriera di Salvini, dall’indicazione a capo del Carroccio fino ai governi Conte 1 e Conte 2, passando per l’attività portata avanti come Ministro dell’Interno. Il giornalista riconosce al segretario della Lega il merito di aver “risollevato le sorti del partito fondato da Bossi”, che nel 2012 era stato scosso da un vero e proprio “terremoto” che l’aveva fatto precipitare al 4% dei consensi. All’epoca, ricorda Feltri, “tra i militanti della Lega si respiravano sia rabbia, come per come erano andate le cose, sia desiderio di rinnovamento. E quel rinnovamento ci fu”. Feltri ammette che Salvini ha avuto il pregio di aver “fatto risorgere la Lega e di essere stato “impressionato” da tale operazione. Un successo, rivela Feltri, che ha spinto da quel momento in poi lo stesso giornalista ad osservare “con molta attenzione” il nuovo leader leghista, e a tenerne “in considerazione affermazioni e proposte”.

Il paragone clamoroso. A chi somiglia Salvini

Matteo Salvini (foto ANSA)

Fino a quel momento, ha raccontato l’ex direttore del Giornale, Feltri non conosceva Salvini. È lui stesso ad ammetterlo nel suo editoriale, proprio nell’incipit. Scodellando un paragone che, probabilmente, avrà fatto saltare sulla sedia l’ex ministro dell’Interno del governo gialloverde. “Personalmente non conoscevo questo giovane”, scrive il giornalista, “che se ne andava in giro vestito da profugo appena approdato a Lampedusa, con orribili felpe verdi, ostentando un linguaggio talvolta da uomo con la clava sebbene molto efficace”. Giudizio tranchant, in perfetto stile feltriano.

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Benedetto Guardini