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Cronaca

Liturgia, la Lettera del Papa: “Diverse concezioni, ma basta polemiche”

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Francesco Gnagni

L’invito del Vaticano a fermare le polemiche sul tema della liturgia, e al contrario a focalizzarsi sulla riscoperta della sua bellezza, contenuto nella lettera apostolica “Desiderio desideravi”.

(Ansa)

Con questa nuova lettera apostolica il Papa ha quindi desiderato esprimersi su un tema estremamente delicato per il mondo cattolico e per le dispute interne alla Chiesa nate in misura più marcata a partire dal Concilio Vaticano II, mezzo secolo fa. Oggi Bergoglio torna quindi sul tema invitando a superare le storture che si presentano con maggiore frequenza nell’ambito della liturgia cattolica.

Tra queste, un eccesso di estetismo che si compiace solamente di una formalità esteriore che quasi si dimentica del contenuto, che al contrario di finire per incappare nell’opposto atteggiamento, quello di un eccesso di semplicità che invece di portare a un’essenzialità evangelica sconfina nella sciatteria. La Lettera apostolica sulla liturgia cerca perciò di richiamare tutti i sacerdoti al significato profondo della celebrazione eucaristica, secondo quanto indicato dai documenti del Concilio.

Cosa contiene la Lettera “Desiderio desideravi”

Si tratta di 65 paragrafi in cui il Pontefice ha attinto dai risultati della plenaria del Dicastero del Culto divino del febbraio 2019, a cui ha già fatto seguito con il motu proprio “Traditionis custodes”, non privo di polemiche a causa del divieto di celebrazione (con alcune eccezioni) della liturgia nella forma tradizionale pre-conciliare, con il rito tridentino. Oggi arriva così un documento che non offre istruzioni precise ma più che altro offre una riflessione sulla bellezza della celebrazione liturgica e sul suo ruolo evangelizzatore, come spiegano i media vaticani nel presentarla sui propri canali informativi.

Perché se la fede cristiana è incontro con Gesù vivo, “la Liturgia ci garantisce la possibilità di tale incontro”, scrive il Papa. “Vorrei che la bellezza del celebrare cristiano e delle sue necessarie conseguenze nella vita della Chiesa, non venisse deturpata da una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore o, ancor peggio, da una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica, qualunque essa sia”, è uno dei passaggi più importanti del testo, in cui si mette in guardia dalla “mondanità spirituale”, alla cui radice per Francesco ci sono due antiche eresie cristiane, lo gnosticismo e il neo-pelagianesimo.

La risposta a tutto ciò passerebbe quindi per una riscoperta della bellezza della liturgia che “non è la ricerca di un estetismo rituale che si compiace solo nella cura della formalità esteriore di un rito o si appaga di una scrupolosa osservanza rubricale”. Ma che allo stesso tempo non riguarda nemmeno un “approvare l’atteggiamento opposto che confonde la semplicità con una sciatta banalità, l’essenzialità con una ignorante superficialità, la concretezza dell’agire rituale con un esasperato funzionalismo pratico”. Visto che, spiega in un altro passaggio, “la Liturgia non ha nulla a che vedere con un moralismo ascetico: è il dono della Pasqua del Signore che, accolto con docilità, fa nuova la nostra vita”.

I suggerimenti pratici e l’appello del Pontefice contro le divisioni

Così la Lettera passa a suggerimenti pratici, in cui si spiega che “ogni aspetto del celebrare va curato (spazio, tempo, gesti, parole, oggetti, vesti, canto, musica, …) e ogni rubrica deve essere osservata: basterebbe questa attenzione per evitare di derubare l’assemblea di ciò che le è dovuto, vale a dire il mistero pasquale celebrato nella modalità rituale che la Chiesa stabilisce. Ma anche se la qualità e la norma dell’azione celebrativa fossero garantite, ciò non sarebbe sufficiente per rendere piena la nostra partecipazione”.

Poi la stoccata finale sulle polemiche e le divergenze che da decenni attanagliano la Chiesa dall’interno, spesso lacerandolo e rendendola schiava di lotte intestine, divisioni e fuochi incrociati, ben lontano dalla Comunione fraterna a cui invita il Vangelo. “Sarebbe banale leggere le tensioni, purtroppo presenti attorno alla celebrazione, come una semplice divergenza tra diverse sensibilità nei confronti di una forma rituale. La problematica è anzitutto ecclesiologica”, spiega infine il Papa, in un passaggio estremamente delicata in cui però mette sul tavolo in maniera inedita e radicalmente sincera l’idea che dietro gli scontri sulla liturgia si celino vere e proprie concezioni diverse della Chiesa.

Prima del forte appello, contenuto nell’ultimo paragrafo della Lettera: “Abbandoniamo le polemiche per ascoltare insieme che cosa lo Spirito dice alla Chiesa, custodiamo la comunione, continuiamo a stupirci per la bellezza della liturgia”.

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Francesco Gnagni