La Sentenza della Corte Suprema Usa sull’aborto ha aperto un vero e proprio squarcio che ha innalzato una discussione anche nel nostro Paese. Al di là della questione etica e morale dietro la decisione dei giudici americani, c’è però un altro aspetto che riguarda il potere della Magistratura di decidere o meno rispetto a questioni su cui la politica non ha il coraggio di entrare.
Un argomento che era a dir poco centrale nell’ultimo Referendum sulla Giustizia promosso dalla Lega di Salvini insieme ai Radicali, tuttavia pesantemente affondato in un nulla di fatto a causa di una partecipazione incredibilmente bassa, come quasi mai nella storia.
Tuttavia sull’argomento ritorna l’ex magistrato Carlo Nordio, che con un commento pubblicato su Il Messaggero ha affermato che ad essere vittima della sentenza, più di tutto, è il sistema giudiziario degli Usa. Nordio non commenta la sentenza in sé, limitandosi a constatare nella storia la questione è sempre oscillata da una parte o dall’altra a secondo del tempo, dei luoghi o delle circostanze.
Per ragioni non sempre di principio, ma spesso legate ad esempio alla demografia o alla forza lavoro necessaria. E che già all’epoca del paganesimo romano era ben presente l’aborto, in quanto si considerava il feto come parte della donna, e i cristiani fin dal principio dibatterono sulla presenza dell’anima nel concepito. Oggi il dibattito scientifico tuttavia non è meno diviso a riguardo.
Dal punto di vista tecnico e legislativo, la questione per Nordio è però un’altra. La Corte semplicemente “ha fatto quello che l’ordinamento le consentiva di fare”, spiega. Proprio come 50 anni prima con la Roe Vs. Wade. Ma la domanda va ancora più a fondo.
“È ragionevole che un tema così importante, emotivamente e socialmente controverso sia affidato alla valutazione dei magistrati?”. La sua risposta è che è “assurdo che un manipolo di togati possa fare e disfare una disciplina così complessa e divisiva”. Sia da un punto di vista che dall’altro, visto che se in questo caso si tratta di giudici nominati dall’area repubblicana, mezzo secolo prima lo erano per la parte democratica.
Lo stesso per Nordio accade oggi in Italia, dove “la Corte Costituzionale interviene non solo per correggere sé stessa, ma soprattutto per rimediare all’inerzia del legislatore”. Come oggi accade su moltissimi temi. Una questione antica che si ripresenta continuamente, fino ad oggi, “con una sottile e insinuante assunzione di competenze”.