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Economia

Con la guerra in Ucraina, torna nelle tavole degli italiani il “grande nemico”

Published by
Francesco Gnagni

La guerra in Ucraina porta un “grande ritorno” sulle tavole degli italiani, dopo le numerose polemiche che lo hanno reso famoso negli scorsi anni.  

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Stiamo parlando dell’olio di palma, di cui per anni si è cercato di limitarne l’uso per ragioni ambientali e di ecosostenibilità, che con lo scoppio della guerra in Ucraina passano tuttavia in secondo piano. Il conflitto scatenato dal presidente russo Putin infatti, tra le varie situazioni problematiche che sta creando, sta anche mettendo in crisi le spedizioni di olio di girasole. 

Così l’industria alimentare, di fronte al problema urgente, sta pensando di tornare a puntare su quello di palma, prodotto estremamente adatto alla produzione industriale ma che tuttavia aveva scatenato negli scorsi anni non poche polemiche, al punto da renderlo famoso a tutti i consumatori, che prima erano sostanzialmente ignari di cosa fosse e di quanto se ne consumasse ogni giorno.

L’olio di palma ritorna con la scarsità dell’olio di girasole

Pare infatti che la produzione di olio di palma negli anni abbia causato una vera e proprie distruzione delle foreste pluviali nel sud-est asiatico, soprattutto in Indonesia e Malesia. Un dramma che è arrivato fino a compromettere persino l’habitat di una specie in via d’estinzione come gli oranghi.

Ma dopo lunghi anni passati a doversi confrontare con le proteste e a cercare alternative, i produttori avevano optato di puntare sull’olio di girasole. Ma oggi di fronte alla scarsità delle forniture globali dell’olio di girasole, presente in numerosi prodotti industriali, dalle patatine ai biscotti fino ai burri vegetali, si sono trovati sostanzialmente “obbligati” a fare un passo indietro.

La notizia è stata riportata da Bloomberg Businessweek. Tra gli esempi riportati, c’è l’azienda inglese Iceland foods, che se nel 2018 aveva dichiarato di puntare ad di eliminare l’olio di palma da tutti i suoi alimenti, ora ha reintrodotto palma sostenibile certificata in almeno venticinque prodotti. 

Russia e Ucraina infatti riforniscono i Paesi di tutto il mondo di circa il 65% dell’olio di girasole, e con la guerra si sono verificati numerosi problemi, dai ritardi nei raccolti alle difficoltà di trasporto, uniti all’aumento generale degli stessi prezzi. Così, in sordina, i Paesi produttori di olio di palma, come Indonesia e Malesia, stanno riconquistando quote di mercato. A discapito del proprio eco-sistema naturale.

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Francesco Gnagni