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Economia

Prezzi alle stelle, ma per quanto? La risposta dell’economista fa tremare…

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Francesco Gnagni

Da settimane ormai molti italiani vivono una tensione economica costante anche a causa dei prezzi di prodotti anche di prima necessità che stanno salendo letteralmente alle stelle. La domanda più frequente è: per quanto tempo?

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Al quesito ha provato a rispondere l’economista Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, liberista per vocazione, che purtroppo non è affatto ottimista sulla questione che si sta presentando.

“Per almeno due o tre anni dobbiamo imparare a convivere con prezzi dell’energia così alti…”, sono le parole consegnate da Stagnaro al quotidiano Libero. Una condizione che in Italia non si vedeva da molti anni, forse dal 1986, spiega Stagnaro, con l’inflazione galoppante che mette in difficoltà molti di coloro che già prima facevano fatica ad arrivare a fine mese. E che ora si trovano a dover fare i conti con un nemico in più.

Una valutazione iniziale diversa da quanto accade oggi

“Inizialmente abbiamo pensato alla guerra come a qualcosa che sarebbe durato poco ma ora lo scenario è diverso: il conflitto andrà avanti per altro tempo e le sanzioni idem”, ha spiegato Stagnaro, che se si è detto d’accordo con “i pacchetti varati finora e l’invio di armi all’Ucraina” allo stesso tempo si considera “molto scettico sull’estendere le sanzioni al gas naturale perché rischieremmo di farci più male noi che la Russia“.

La soluzione, per Stagnaro, è quella di “mettere in atto una politica che ci aiuti a sganciarci dalle forniture russe“, che “di fatto ciò equivale a una sanzione illimitata”. In sostanza, mettere in campo tutte le soluzioni possibili per raggiungere questo obiettivo.

“Cercare gas altrove, ripristinare la nostra produzione, realizzare nuovi rigassificatori, chiaramente tenendo sott’ occhio i costi e considerandone la fattibilità, corrisponde a una forte minaccia alla Russia“. Allo stesso tempo, però, c’è un punto che fa alzare il sopracciglio all’economista e che riguarda le mosse del governo italiano, in particolare mettendo il becco sulla produzione nucleare di altri Paesi come la Slovenia.

Gli errori che rischia di commettere il governo italiano contro la crisi

Il punto centrale delle sue considerazioni però è ben tracciato. “In Italia, ma in generale in tutta Europa, l’inflazione che spaventa è quella solitamente più transitoria legata all’incremento del prezzo dell’energia. E lo vediamo dal benzinaio o nella bolletta. Il punto è che qui non siamo di fronte a un fenomeno transitorio per cui si tiene duro 6 mesi e torna tutto come prima: davanti a noi c’è un orizzonte di almeno due/tre anni”. 

Con conseguenze che, se si mettono in campo politiche contraddittorie e controproducenti per contrastare questa crisi, possono essere anche molto dolorose. “Le difficoltà per la sostenibilità dei conti delle imprese si fanno pesanti soprattutto per chi ha una spesa energetica rilevante rispetto al proprio margine. Per quanto riguarda le famiglie, invece, quelle a basso reddito subiscono una notevole perdita di potere d’acquisto”, conclude Stagnaro.

“Il governo, però, ha sbagliato la mira: i provvedimenti finalizzati a ridurre il prezzo dell’energia per tutti i consumatori sono costati 26 miliardi, ma è una battaglia contro i mulini a vento. Non puoi, ogni anno, spendere così tanto. Ha più senso stanziare meno risorse e concentrarle su quella fascia di popolazione che deve rinunciare a cibo e vacanze”.

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Francesco Gnagni