Nella cittadina umbra si lavora per rivalutare il centro urbano ed incentivare il ritorno della residenza in centro, ma non solo: i dettagli
Ripensare una vivibilità urbana nelle città storiche, rendendole più inclusive e adatte ad accogliere una rigenerazione civica e un ripopolamento sostenibile e coerente alle nuove esigenze lavorative, economiche e sociali dei cittadini. Ma anche la necessità di incentivare il ritorno della residenza in centro, di combattere il turismo mordi e fuggi e gli affitti turistici brevi, ma anche di aiutare il commercio che investe in qualità e tradizione.
Nei giorni in cui a Firenze si discute di una legge popolare salva-centri storici, a Spoleto domani, nell’ambito del Festival dei Due Mondi, nel complesso monumentale San Nicolò, va in scena il convegno “Il Futuro è in Centro: il valore sociale, economico e culturale dei centri storici”, organizzato dall’Associazione Comitato Spoleto Centro Storico, dall’Associazione Piazza Duomo e grazie al sostegno del Comune di Spoleto, il Comitato italiano di ICOMOS (International Council of Monuments and Sites), l’Associazione Italia Nostra, Assorestauro, lo studio Fantozzi&Associati e il Gruppo di Comunicazione legale–strategica The Skill, evento moderato da Rita Correnti, Presidente dell’associazione residenti “Comitato Spoleto centro Storico”. Tra questi interverranno il Michele Trimarchi, docente di economia della Cultura nello IUAV di Venezia, Giuseppe Roma, presidente del RUR (Urban Research Institute), e Francesco Giuliani, partner dello Studio tributario Fantozzi e Associati. Intervistati da Beemagazine, hanno esposto la loro ricetta per il recupero dei centri storici.
“Il centro storico dovrebbe risultare la parte più eloquente della radice storica e identitaria di una città” sostiene il professor Trimarchi, “mentre il resto dello spazio urbano e territoriale può essere la culla naturale di fermenti e talenti”. “Sono la parte della città che rende possibili le relazioni, che incarna lo spirito comunitario della rivoluzione urbana. Si esaltano i rapporti fra le persone, con chi ci lavora, con i negozianti, i baristi, i librai, i ristoratori. Il centro storico perde la sua funzione se sostituiamo a questa atmosfera i negozi in franchising, la pizza a taglio o gli intromettitori per catturare distratti turisti e fargli consumare un cibo che non parla più di quel luogo” evidenzia il professor Giuseppe Roma. “I Comuni hanno un ruolo fondamentale perché a essi spettano le competenze urbanistiche, edilizie e commerciali. Ritengo che il governo centrale di un Paese come l’Italia non possa restar fuori dalla partita che riguarda il sistema territoriale. Da anni suggerisco di nominare un ‘ministro per le città’, e aggiungerei anche per i centri storici”, conclude.
Francesco Giuliani illustra la sua visione dalla sua prospettiva legale e tributaria: “Il rilancio dei centri storici passa per la consapevolezza collettiva (e mi riferisco alla coscienza collettiva come argomento) che non possiamo privarci del nostro valore primario: la nostra identità storica che si reifica nel caleidoscopico tessuto urbano che i nostri avi ci hanno lasciato. Va da sé che gli italiani tutti, dai singoli al governo, passando per le Regioni e i Comuni debbano occuparsi di ri-organizzare il nostro futuro, partendo proprio dalla cellula primaria della società: il vivere insieme nelle nostre città. Le misure urgenti sono le politiche fiscali premianti per chi vive e lavora in centro storico. Politiche premianti che riguardano le tasse territoriali, le agevolazioni per gli affitti lunghi, il riconoscimento degli spazi vitali all’interno delle ZTL. Il contrasto all’uso del patrimonio immobiliare interamente per gli affitti brevi per turisti. Questioni che solo la politica amministrativa territoriale può gestire a seconda delle realtà particolari. Un Comune deve mettere un tetto percentuale agli affitti brevi (anche per difendere le imprese alberghiere), aumentare i controlli sul territorio anche per una giusta contribuzione delle tasse di sistema che servono anche a combattere il degrado. Alle politiche territoriali è richiesta maggiore influenza e decisione nella gestione del decoro e dell’igiene”.