Il padre di Niccolò Ciatti ai nostri microfoni dopo la sentenza del tribunale spagnolo: “Amareggiati e perplessi. Ci troviamo a lottare contro chi dovrebbe essere al nostro fianco”.
E’ arrivata la sentenza del Tribunale provinciale di Girona nei confronti di Rassoul Bissoultanov, il ceceno accusato di omicidio volontario sulla morte di Niccolò Ciatti. Il giudice un po’ a sorpresa non ha accettato la richiesta avanzata dal pm (24 anni e 9 di libertà vigilata) condannando l’imputato a 15 anni di carcere.
“Una sentenza a 15 anni per omicidio aggravato ci lascia amareggiati e perplessi – ha detto ai nostri microfoni il padre di Niccolò subito dopo la sentenza – mi viene da paragonare quanto successo con il caso di Willy dove sono stati dati due ergastolo e due condanne a 23 e 21 anni“.
“Io mi chiedo – ha aggiunto Luigi Ciatti – come possa un giudice dare il minimo della pena ad una persona che con un calcio volontario uccide Niccolò. Io non riesco a capire se il giudice conosce realmente il significato della parola giustizia“.
Luigi Ciatti ha sottolineato come il giudice “ha detto di capire il dolore della famiglia di Niccolò per la sentenza, ma nonostante questo ha deciso di dare il minimo della pena. E’ una vergogna che ad una persona del genere gli possa essere consentito di fare una cosa che non ha niente di logico. Ricordo che il pm chiedeva 24 anni e 9 di libertà vigilata e la giuria popolare aveva riconosciuto colpevole il ceceno. Ora lui si ritroverà a trascorrere altri sei o sette anni di carcere prima di ritornare in libertà“.
Ma la battaglia della famiglia di Niccolò non è assolutamente finita qui. “Noi ci troviamo a lottare con chi dovrebbe essere al nostro fianco – ha detto Luigi ai nostri microfoni – ma non ci arrendiamo. Verrà presentato ricorso perché ovviamente ci opponiamo ad una sentenza simile. La giustizia vera è un’altra. Già 24 anni sarebbero stato pochi, 15 è proprio una vergogna“.