Quello dello speaker radiofonico resta uno dei mestieri più affascinanti, una figura particolare di cui non si conosce mai abbastanza
Intorno alla radio si muove un mondo vitale molto diverso da quello degli altri media a cui viene sbrigativamente accostata, perché la radio parla in altro modo alla nostra mente e si avventura in territori che né la televisione, né il cinema, né libri e giornali sanno esplorare. E lo fa attraverso lo speaker radiofonico che dietro ad un microfono può portarci lontano e anche farci sognare.
Ma anche quello di speaker radiofonico resta un mestiere come tutti gli altri, regolato da diritti e da doveri e da contratti di lavoro che dovrebbero garantirli. Ma è possibile al giorno d’oggi vivere ancora di radio?
L’emittente può determinare il tipo di contratto
Per prima cosa, lo stipendio di uno speaker radiofonico può variare e anche di molto a seconda dell’emittente per cui andrà a lavorare, anche se il contratto sarà da libero professionista o da dipendente. Una radio nazionale avrà sicuramente un monte ingaggi più elevato di una radio locale e quindi la retribuzione sarà molto probabilmente più alta, quindi possiamo affermare con certezza che la ricchezza e la grandezza della radio faranno anche il contratto del lavoratore in voce alle sue dipendenze.
Libero professionista può essere più conveniente
Firmare un contratto da libero professionista può essere conveniente per alcuni aspetti, ma pericoloso per altri: potrebbe risultare sicuramente più ricco rispetto agli “Operai della Radio Dipendenti”, perché si può cercare di trattare il compenso al di fuori dei parametri dei contratti ufficiali, ma si va incontro intanto alla possibilità di non vederselo rinnovare da un anno all’altro e poi non saranno mai accompagnati dalle ferie pagate, malattie, tredicesime e incentivi vari. Lo stipendio di un libero professionista più così variare dai 300 euro ai 3000 euro lordi mensili, saranno anzianità di servizio, bravura e appeal presso il radioascoltatore a fare la differenza. Solitamente le emittenti nazionali tendono ad assumere dei liberi professionisti così possono modificare orari e palinsesti a seconda del variare delle loro esigenze.
Il contratto collettivo di lavoro
L’altra metà della mela dei dipendenti in voce delle radio sono quelli che sono regolati dal Contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti di imprese radio televisive. Le retribuzioni previste variano a seconda della classificazione personale di ogni speaker presso l’associazione delle radio e delle tv locali, satellitari e via internet, nota come Aereanti-Corallo. Gli stipendi possono andare per legge da un minimo di 523,65 euro ad un massimo di 1177,71 euro mensili più la tredicesima.
Le web radio
Nell’enorme sottobosco della radiofonia italiana esiste da alcuni anni la realtà delle web radio che purtroppo non vengono riconosciute dalla legislazione italiana come vere e proprie emittenti. Queste cosiddette “palestre della voce” non assicurano, quando presente, uno stipendio mensile tale da garantire un sostentamento economico dignitoso. Probabilmente, se venisse presa in considerazione anche l’eventuale busta paga dei colleghi del mondo online, il valore medio calerebbe di tanti punti percentuali.