Uno studio svela quali sono i soggetti più esposti a nuove varianti e al Long Covid: ecco cosa è emerso e chi è più a rischio.
Omicron 5 sta producendo una ondata di contagi che la scienza valuta con attenzione. I parametri che maggiormente sono sotto la lente d’ingrandimento restano quelli relativi alle ospedalizzazioni.
La scienza si divide fra chi continua a ribadire che le restrizioni siano necessarie, e chi invece, in prima linea negli ospedali e nei reparti Covid, riafferma che i casi di polmonite sono in diminuzione e che la variante abbia un impatto pesante sui contagi ma più gestibile in termini di malattia.
Restano però anche altre le valutazioni che in questa fase sono tenute in grande considerazione. Su tutte la capacità di Omicron 5 e di eventuali nuove varianti di contagiare chi ha già avuto il virus, e soprattutto quale impatto ha la variante a lungo termine. In tal senso c’è uno studio che ha chiarito determinati aspetti, e sono emerse indicazioni che saranno rivalutate con grande attenzione.
Uno studio pubblicato sulla rivista Journal of the American Medical Association ha provato ad allargare le conoscenze sul Long Covid e sugli effetti per chi è stato colpito dal virus e continua ad avere problemi anche dopo il tampone negativo. L’indagine ha coinvolto circa 2500 operatori sanitari di 8 ospedali Humanitas in Lombardia e Piemonte prima dell’avvento dei vaccini e anche dopo nei soggetti che hanno completato il ciclo.
In tal senso il primo dato emerso è che almeno al momento le differenze fra chi è stato colpito da diverse varianti sono poche. L’obiettivo dello studio era infatti capire le differenze fra i soggetti vaccinati e non, e il confronto ha chiarito alcuni aspetti interessanti. Chi ha ricevuto due o tre dosi ha il 16% di possibilità di andare incontro a problemi anche dopo il contagio. Nella popolazione non vaccinata invece il rischio di sintomi che perdurano nel tempo si alza fino al 42%. Restano però ancora dubbi sulle differenze che potrebbero esserci dopo l’avvento di Omicron 5. Secondo molti studiosi bisognerà attendere per capire se la variante abbia un impatto diverso anche dopo il contagio e la guarigione.