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Cronaca

Il Covid blocca l’Italia: emergenza o pretesto? Il dibattito si allarga

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Francesco P

Si allunga la schiera di chi chiede nuove misure in una fase in cui si rischia un “lockdown di fatto”. 

“Lockdown di fatto”. Nel vocabolario della pandemia entra di diritto una nuova espressione. Non temete, non ci saranno restrizioni simili alla prima fase in cui il virus ha messo in ginocchio il mondo intero.

Si allarga la schiera di chi chiede di rivedere le misure

La preoccupazione però cresce ugualmente per una ondata che rischia di paralizzare il paese. Nonostante l’assenza di restrizioni infatti, molte attività sono in grave difficoltà a causa della catena di contagi dilagata in questa fase estiva. Manca personale negli ospedali, nei reparti Covid, ma dalle grandi alle piccole attività commerciali, la grossa mole di persone con tampone positivo, registrate o no, resta a casa. Si allarga quindi la schiera di chi chiede di rivalutare i parametri sui soggetti costretti a restare in isolamento, in una fase in cui molti virologi continuano a ribadire che il virus sia meno violento rispetto alle fasi precedenti.

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Omicron, in molti chiedono di cambiare le regole

Da tempo Matteo Bassetti chiede di rivedere le regole. Al centro del dibattito ci sono i positivi asintomatici, che nei settori strategici o essenziali mancano all’appello, causando non pochi problemi alle attività. I numeri riaffermano infatti che nel paese si rischiano anche 5 milioni di persone positive, che a conti fatti potrebbero generare una sorta di lockdown.

Anche Zangrillo ha detto la sua sul tema. “Accade che lavoratori seriali, positivi al test Covid, non lavorino per settimane sebbene asintomatici. Così si distrugge il paese” ha tuonato su Twitter il direttore di anestesia e terapia intensiva dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano. A sorpresa è arrivato anche il tweet di Burioni che ha ribadito l’importanza di non lasciare in giro persone contagiose ma che allo stesso tempo l’Italia non può permettersi di essere priva di molte persone sul posto di lavoro per eccesso di precauzione.

Il dibattito si allarga quindi, con una direzione ben precisa che merita una riflessione. Forse è giunto in Italia il momento di unire definitivamente le esigenze sanitarie a quelle economiche e sociali. Altrimenti si rischia uno stop pericoloso, che in tempi di guerra e di crisi, sarebbe di certo una risposta sbagliata da dare agli italiani.

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